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 martedì 2 febbraio 2016

ROMANZO

Giuseppe Tornatore – La corrispondenza

di Tiziana Santoro


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Gli editori Antonio e Olivia Sellerio, hanno chiesto al regista Giuseppe Tornatore di riportare su carta la sua ultima impresa cinematografica: “La corrispondenza”. È lo stesso autore del romanzo a raccontare la fatica e le numerose fasi di elaborazione e rielaborazione che hanno condotto alla realizzazione del film. Egli si sofferma a riflettere sulla destrutturazione che subisce la creazione dell’autore attraverso la critica dei giornalisti, del pubblico, ma soprattutto del popolo di internet. Quest’ultimo, sottraendosi ad ogni forma di censura, liberamente si appropria dell’opera per “esaltarla, umiliarla, migliorarla, peggiorarla, rovinarla e addirittura cancellarla” attraverso una riscrittura interattiva, rispetto alla quale l’artefice perde il suo potere e persino il diritto di ogni paternità. Nel riportare la sua idea sotto forma di romanzo, il regista intravede l’opportunità di riscattare l’autenticità della sua ispirazione, preservandola dalla supremazia dell’immagine attraverso la forza della parola.

Con questo spirito Tornatore riscrive, egli stesso, la sua opera e se ne riappropria “agile come il vento”. Il romanzo, sapientemente scritto, restituisce al lettore una trama che sovverte le logiche spazio-temporali e fa rivivere, oltre la morte del protagonista, l’amore clandestino tra due amanti. Tornatore condisce la trama muovendo da una riflessione sull’universo, di cui l’uomo è parte, per interrogarsi sull’amore, sul cambiamento e sulla morte. Ad inchiodare il lettore è il senso del mistero che irrompe nelle vite dei personaggi come nelle leggi dell’universo che Ed, professore di astrofisica, intuisce senza poterne a pieno comprendere le logiche né sovvertirle. Idealizzato, se visto dagli occhi della giovane amante, Ed è nella sostanza un uomo che, come tutti gli uomini, vuole sfuggire alla morte per non essere dimenticato da chi ama e sfrutta il suo intuito e le sue competenze informatiche per perpetuare il legame con Amy oltre il tempo e lo spazio, che limitano i comuni mortali.

Così, quell’amore clandestino, che in principio era illusione e fuga dalle responsabilità familiari e dalla noia quotidiana, è destinato ad una nuova sublimazione che è essa stessa ingannevole e fallace. Ed, prima di morire, dedica i suoi ultimi giorni a scrivere e filmare corrispondenze per Amy, puntualmente annunciate da lettere e messaggi sul cellulare della ragazza. La protagonista, complice dell’amante, inizialmente asseconda il piano di quest’ultimo, finché non realizza che dell’amato è rimasto “un frammento di tempo recente”, “un’ immagine”, “un buco di tempo remoto che è solo racconto”. Così accade che Amy, libera dal legame e dall’illusione che esso ha comportato, inizia a vivere il suo tempo e a cercare dentro se stessa la riconciliazione con la madre, ad affrontare il senso di colpa per la morte del padre in un incidente stradale in cui lei stessa era coinvolta, a portare a compimento gli studi universitari, sino alla prefigurazione di un rinnovato futuro.

La lezione di vita, ora, non arriva più dal professore/amante, ma dall’universo il quale rivela che “i luoghi e le cose non sono mai gli stessi, cambiano incessantemente, cambiano con noi, con l’energia che ci trasforma senza tregua.” Cosa rimane dell’amore dunque? Nessuna sostanza nella realtà, esso fugge sul filo della rete, è immagine sul monitor, parole su un display che hanno vita propria, indipendente dai protagonisti e dalla verità delle loro esistenze e del loro essere. È questo forse l’amore ai tempi di internet? Un amore che vive solo tramite un mezzo informatico, ma che non ha mezzi per calarsi nell’autenticità della vita, la quale implica lo sforzo empatico della condivisione. Ecco che il tentativo di Ed di sublimare la sua relazione con Amy si rivela un sostanziale flop, davanti alla difficoltà insormontabile di condividere con lei i disagi della malattia e le problematiche legate alla sua relazione con la moglie e i figli.

Amy, senza l’intervento di Ed, ha affrontato la figlia ostile dell’ex amante, ha rivelato e legittimato il suo ruolo nella vita dell’uomo ed ha posto quelle domande a cui il professore non ha mai dato risposte. Nessun amore, dunque, ma pretesto e occasione di crescita ed affermazione di sé. Cosa rimane di Amy nell’ultimo capitolo della narrazione? Solo il calco deforme del suo viso segnato da un vecchio dolore, un volto in cui lei stessa non si riconosce più: “ Quel corpo – scrive Tornatore - le pare di un’altra è un viso enigmatico in cui l’espressione si ripete in una moltiplicazione irrisolta, le sembra la metamorfosi di un passato ormai distante”. L’ultima immagine di Amy che rimane al lettore è quella di una donna che si allontana lungo la strada e un futuro colmo di incognite e possibilità, le stesse possibilità che le leggi dell’universo legittimano.


 


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