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 martedì 29 dicembre 2015

DIRITTI

Il Tribunale dei diritti dei disabili

di Olga Cancellieri


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Il dettato costituzionale, all’art. 3, afferma:Tutti i cittadini hanno pari dignità e sono uguali davanti alla legge […] È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale che limitano di fatto la libertà e l’uguaglianza dei cittadini e impediscono il pieno sviluppo della persona umana”. Ma bisogna chiedersi se sia veramente così. Più di 50 milioni di europei – oltre il 10% della popolazione – hanno una disabilità: per loro, faccende quotidiane come andare all’ufficio postale o dal droghiere possono essere problematiche. Pur notando che la sensibilità generale è aumentata rispetto al passato, i disabili continuano a incontrare notevoli ostacoli: nel mondo del lavoro, a scuola, nella ricerca di una casa, facendoli sentire spesso discriminati. La Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea vieta qualsiasi discriminazione basata sulla disabilità. Riconosce, inoltre, il diritto delle persone con disabilità all’autonomia, all’inclusione sociale e professionale e alla partecipazione alla vita della comunità. Il problema dell’handicap costituisce oggi uno dei temi più discussi soprattutto in una società complessa come la nostra, che da un lato propaganda modelli estetici al limite della perfezione, unita ad un’elevata competitività promossa da immagini vincenti nel mondo del lavoro e dello sport; dall’altro dichiara di volersi attivare per l’integrazione di coloro che si trovano a vivere in un ambiente che non corrisponde, se non in minima parte alle loro esigenze.

Sul fronte dell’handicap sono impegnati da circa vent’anni vari soggetti istituzionali: enti locali, scuola, centri sociali, mondo del volontariato sociale, semplici cittadini. Ma le persone disabili devono avere accesso ai beni, ai servizi e ai dispositivi di assistenza. Inoltre, deve essere assicurato loro, su una base di uguaglianza con gli altri, l’accesso ai trasporti, alle strutture, alle tecnologie dell’informazione e della comunicazione. Molte persone hanno esigenze di accesso, a prescindere se dovute o meno a una disabilità come ad esempio, le persone più anziane, meno mobili o quelle con ausili per la deambulazione. Eliminare gli ostacoli alla mobilità delle persone disabili, in qualità di individui, consumatori, studenti, attori economici e politici, è solo il primo passo da percorrere per parlare di integrazione; Il nostro Paese, sull’onda di quanto tracciato dall’Unione Europea, ha posto in essere solo alcuni interventi, ma ancora troppi sono rimasti sulla carta e le azioni per la promozione ed integrazione dei diversamente abili sono ancora troppo poche per poter parlare di concreta e reale uguaglianza di tutti i cittadini. Un segnale importante in tal senso è dato dal TRIBUNALE DEI DIRITTI DEI DISABILI, unico nel suo genere, è nato nel 1999 per volontà di “Anffas Onlus” e della Nazionale italiana Magistrati, persegue lo scopo di fornire un aiuto concreto di natura giurisprudenziale alle persone con disabilità ed alle loro famiglie.

Il Tribunale è divenuto negli anni una realtà tangibile, un appuntamento importante ed atteso, che dà un contributo autorevole e concreto affinché, anche per le persone con disabilità, l’uguaglianza dei diritti e la pari dignità sociale siano condizioni pienamente raggiunte e non meri dettami legislativi. Il Tribunale affronta, attraverso pubblici dibattimenti che si svolgono sul modello di quelli reali, situazioni effettivamente accadute in cui sono stati violati i diritti delle persone con disabilità e la loro dignità sociale. Oltre ai casi affrontati pubblicamente durante le sessioni, scelti tra i più significativi, la segreteria giuridica del Tribunale esamina ogni anno centinaia di altre situazioni particolari, svolgendo un lavoro costante e quotidiano di consulenza tecnica.


 


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