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 lunedì 31 agosto 2015

EMERGENZA

Accoglienza ai migranti clandestini

di Olga Cancellieri


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Negli ultimi anni le coste meridionali italiane, e in particolare quelle siciliane, sono state teatro di numerosi arrivi di migranti irregolari che, nella speranza di trovare condizioni di vita migliori o nel tentativo di fuggire da guerre e persecuzioni, raggiungono l’Italia partendo dalle coste africane su imbarcazioni fatiscenti rischiando spesso la vita. Le autorità italiane, allo scopo di rispondere efficacemente a questa emergenza umanitaria, hanno chiesto all’OIM di fornire assistenza e supporto nelle attività di accoglienza dei migranti. Probabilmente non se ne parla mai abbastanza, ma Messina, non solo Lampedusa, è un luogo di frequenti sbarchi di clandestini, durante tutto l’anno e in estate in particolare. Vi è un efficace raccordo tra le forze di polizia di Messina e Reggio Calabria che lavorano sinergicamente appena hanno notizia dell’imminente sbarco sulle coste di loro competenza. Ma qual è la condizione di queste migliaia di persone che arrivano da noi inseguendo una flebilissima speranza? rischiando la vita poiché questi viaggi avvengono in condizioni disumane, dove chi è meno povero viaggia “a poppa” e chi è sempre più indigente ottiene un posto nella stiva, meno soldi hai più vicino ai motori verrai collocato, e solitamente sono i nigeriani, i ghanesi, sudanesi, donne e bambini.

Scappano dalla guerra, dalla fame, dalle dittature, da condizioni di vita insostenibili, affrontano un viaggio dove il tasso di mortalità è altissimo, e non solo, né soprattutto per annegamento, molti muoiono per le esalazioni dei gas dei motori, di stenti, di sede o uccisi dagli scafisti che per bilanciare il peso dell’imbarcazione li gettano in acqua come sacchi di spazzatura o, gli sparano direttamente un colpo di pistola in testa. Quando arrivano da noi dovrebbero trovare una vera accoglienza, non dovrebbero essere visti con timore, come un peso da ripartire equamente in tutta Europa. Il vissuto di chi fugge da un paese in guerra, senza i diritti più elementari è in grado di arricchire chiunque, soprattutto chi per fortuna non ha vissuto nessuno di questi orrori. Magari basterebbe mettere da parte per un pò la paura del diverso, di ciò che non si conosce, per fare emergere la curiosità di conoscere chi ci sta davanti. Una vera accoglienza, e non puramente formale e limitata all’acqua, al cibo e al primissimo soccorso, dovrebbe persistere anche, e forse soprattutto, quando entrano davvero nel nostro tessuto sociale.

Forse si dovrebbe smettere di pensare che i migranti portano malattie, criminalità, abusi, ed iniziare davvero a pensare che non rubano il lavoro agli italiani, ma che sono disposti a fare ogni lavoro, anche quello che “noi” non vogliamo fare più, che portano cultura, ed un modo diverso di pensare che può aprire la nostra mente. Che non ci tolgono nulla, ma che aggiungano qualcosa alle nostre esistenze omologate. Provare a pensare, che, semplicemente, su quei barconi ci possono essere nuove vite, italiane, che saranno insegnanti per le nuove generazioni, che progetteranno abitazioni, che saranno gourmet di pregiati ristoranti, illustri scrittori, registi, musicisti, attori, filosofi, sociologi, conduttori televisivi.


 


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