RECENSIONE
Alfonso Saya – Nino Scandurra, eroe della Fede e della Patria
di Annamaria Crisafulli Sartori
Alfonso Saya, in occasione del Centenario della Prima Guerra
Mondiale, con un suo opuscolo che porta il titolo Nino Scandurra, eroe
della Fede e della Patria”, vuole rendere omaggio al concittadino caduto
nella suddetta guerra e additarlo ai giovani d’oggi quale esempio di adesione
ai più alti valori. Di questo giovane romettese, partito per il fronte nell’agosto
del 1917, ferito a morte sul Monte Pertica e sepolto sul Monte Grappa, l’autore
narra la vita con dovizia di particolari, ma soprattutto, ne delinea il
carattere, la formazione religiosa, la disposizione alla preghiera e alla
meditazione, la delicatezza d’animo, i suoi successi scolastici, i suoi punti
fermi: Dio-Patria-Famiglia.
Soleva recarsi a pregare nella Chiesetta rupestre della Madonna della Scala –
ci dice – e, trovandola chiusa, sostava in preghiera sui gradini. Riporta, poi,
la lunga lettera inviata al padre, dal cappellano militare che assistetti negli
ultimi istanti di vita di quest’anima eletta: “La sua morte edificante è per
me un luminoso insegnamento e un degno esempio di Fede e di eroismo cristiano,
il ricordo di quell’ora trascorsa insieme, di tutte le cose dette e,
profondamente, sentite in quell’estremo momento, sul limitare del cielo, fra
vita e morte, non passerà più dalla mia mente”. Una morte santa col
pensiero rivolto al Cielo, ma anche alla famiglia. Consapevole del pericolo,
aveva scritto al padre una lettera colma di affetto e di fiducia in Dio, che
Alfonso Saya riporta, definendola, a ragione, “sublime testamento spirituale”:
“Poiché non si sa, se e quando potremo rivederci e la mia vita terrena
adesso, è maggiormente in pericolo, vi esorto tutti di aver fiducia nell’aiuto
del Signore.
Vi esorto a pregare con costante, anzi… con crescente fervore e
Fede Iddio e la sua Corte Celeste e in ultimo a rassegnarvi a qualunque cosa
possa capitarmi”. Nino Scandurra, come tutti coloro che si sono immolati per la Patria,
va ricordato, e bene ha fatto Alfonso Saya a raccontarne la vicenda toccante e
lo sarà “ove sia santo e lacrimato il sangue/per la Patria versato, e finchè
il Sole/ risplenderà sulle sciagure umane”.
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