La lettura del libro di Luigi
Garlando, Per questo mi chiamo Giovanni,
mi ha invogliato a partecipare sempre di più alla lotta contro la mafia, “Cosa
Nostra”. Quindi, ho iniziato a progettare un’intervista con Rita Borsellino,
sorella di Paolo. Grazie a mia nonna Elena, sono
riuscita a contattarla e mi ha dato un appuntamento telefonico durante una
delle sue pause di europarlamentare. Mentre aspetto che mi risponda dall’altra
parte del telefono, sono mega-super-emozionata, finché sento la voce serena,
calda e rassicurante della signora Borsellino. Sono paralizzata e sento di
svenire da un momento all’altro, però mi vinco e la saluto, ringraziandola per
questo onore. Passo subito alle domande, ho troppa ansia di cominciare.
Cosa è cambiato a Palermo in questi ultimi 20 anni?
“In questi ultimi 20 anni sembra quasi che non sia successo niente, ma
in effetti stiamo continuando a fare questo esercizio di sempre maggiore
consapevolezza: stabilire se stare dalla parte della legalità e della
giustizia, o no. Ecco, questo è il principio che noi vogliamo affermare:
vogliamo acquistare la coscienza e la piena consapevolezza che nell’operare la
scelta, si deve riflettere per stare dalla parte della legalità”.
Cosa possono fare oggi i ragazzi nelle scuole e nella vita di tutti i
giorni?
“Mio fratello Paolo diceva: ‘Quando i giovani le negheranno il consenso,
la mafia finirà’. Oggi i giovani sanno che la mafia è sopraffazione, violenza,
assoggettare gli altri alla propria volontà: i giovani, oggi, sanno che la
mafia è negativa e sanno anche che il suo mezzo di contrasto è il rispetto
delle regole, degli altri e, quindi, di se stessi. Rispettando le regole si
vive bene nella collettività. I ragazzi nelle scuole, come diceva Paolo, devono negare il loro
consenso alla mafia: così la mafia finirà. Dico ai ragazzi e ai giovani di
decidere se dare consenso o no alla mafia e per fare ciò, prima di tutto, la
devono riconoscere. Borsellino e Falcone, sapendolo, non hanno dato consenso
alla mafia, per lavorare al bene comune”.
Ci sarà un momento in cui non esisterà più la mafia?
“Come diceva Giovanni Falcone: ‘La mafia è un fenomeno umano, che prima
o poi morirà’. In effetti, tutti i fenomeni umani hanno un principio ed una
fine e questo, come diceva Falcone, mi porta a pensare che la mafia, prima o
poi, morirà”.
Come vive a Bruxelles il suo ruolo di oppositrice della mafia?
“Il Parlamento europeo legifera. Io svolgo il mio lavoro di parlamentare
europea per contribuire a fare le leggi. In Europa, non si aveva piena
conoscenza del fenomeno mafioso, o meglio, si pensava che la mafia fosse un
fenomeno circoscritto ad alcune precise regioni del Sud dell’Italia, quasi un
fenomeno locale, da trattare e considerare come tale: in Europa, ho notato, non
si discuteva affatto di mafia. Ecco perché ho profuso, subito, tutto il mio
impegno politico nella direzione di fare capire, innanzitutto, che la mafia
esiste dappertutto… e che interessa tutti. Ecco perché, soprattutto nel mio ruolo di europarlamentare, che scrive
le leggi nel Parlamento europeo, ho voluto che si discutesse della mafia come
fenomeno che investe tutta l’Europa e non solo piccoli, circoscritti e sfortunati
territori o, come si credeva, solo piccole regioni del Sud, appunto. Il mio
impegno è quello di fare le leggi per contrastarla: la mafia interessa… tutta l’Europa”.
Come possiamo riconoscere, noi bambini, la mafia?
“Come ho detto prima, la mafia è prepotenza, sopraffazione. Già nella
scuola il fenomeno mafioso lo si può riconoscere nel ‘bullismo’, che si
manifesta sin da bambini. Proprio tra i banchi di scuola, purtroppo, spesso si
notano atteggiamenti violenti, di assoggettamento di altri alla volontà di una
o più persone: questi sono comportamenti mafiosi. Dobbiamo isolarli, per
renderli più deboli, anche con l’aiuto degli adulti, degli insegnanti, dei
genitori, delle istituzioni”.
La cultura, la conoscenza, può aiutare il contrasto al fenomeno
mafioso?
“La mafia è un fenomeno criminale e culturale negativo. Per contrastarla
ci vuole una cultura positiva. Come ho detto prima, bisogna conoscere la mafia
per contrastarla: così i magistrati combattono il fenomeno culturale e morale
mafioso, attivando tutti gli strumenti della legalità e della giustizia. I
giovani lo stanno capendo; come diceva Paolo: ‘Quando i giovani le negheranno
il consenso, la mafia finirà’”.
L’intervista si conclude. Io mi
sento orgogliosa di aver parlato con la signora Rita Borsellino. Durante
l’intervista sono stata a mio agio, mi sembrava una
conversazione normale, come quelle con la mia maestra. E la cosa che più mi ha
stupito è stato il suo ringraziamento per l’intervista! Penso che sia una signora
molto dolce e coraggiosa, come lo è stato suo fratello Paolo.