INIQUITÀ SOCIALE
Bisogna dire basta all’economia dell’esclusione
di Giovanni Prestopino
Così, come il comandamento “non
uccidere” pone un limite chiaro per assicurare il valore della vita umana, oggi
dobbiamo dire no a un economia dell’esclusione e dell’iniquità. Questa economia uccide! Non è
possibile che non faccia notizia il fatto che muoia assiderato un anziano
ridotto a vivere per strada, mentre lo sia il ribasso di due punti in borsa.
Questo è esclusione. Non si può tollerare il fatto che si getti il cibo, quando
c’è gente che soffre la fame. Questo è iniquità.
Oggi, tutto entra nel gioco della
competitività e della legge del più forte, dove il potente mangia il più
debole. Come conseguenza di questa situazione, grandi masse di popolazione si
vedono escluse ed emarginate, senza lavoro, senza prospettive, senza vie
d’uscita.
Si considera l’essere umano in se
stesso come un bene di consumo, che si può usare e poi gettare. Si è dato inizio alla cultura dello
“scarto” che, addirittura, viene promossa. Non si tratta più semplicemente
dello sfruttamento e dell’oppressione, ma di qualcosa di nuovo: con
l’esclusione resta colpita, nella sua stessa radice, l’appartenenza alla
società in cui si vive, dal momento che in essa non si sta nei bassifondi,
nella periferia, bensì si sta fuori. Gli esclusi non sono “sfruttati”, ma
rifiuti, “avanzi” (rif. Evangelii Gaudium n°53).
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