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 domenica 17 agosto 2014

INIQUITÀ SOCIALE

Bisogna dire basta all’economia dell’esclusione

di Giovanni Prestopino


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Così, come il comandamento “non uccidere” pone un limite chiaro per assicurare il valore della vita umana, oggi dobbiamo dire no a un economia dell’esclusione e dell’iniquità. Questa economia uccide! Non è possibile che non faccia notizia il fatto che muoia assiderato un anziano ridotto a vivere per strada, mentre lo sia il ribasso di due punti in borsa. Questo è esclusione. Non si può tollerare il fatto che si getti il cibo, quando c’è gente che soffre la fame. Questo è iniquità.

Oggi, tutto entra nel gioco della competitività e della legge del più forte, dove il potente mangia il più debole. Come conseguenza di questa situazione, grandi masse di popolazione si vedono escluse ed emarginate, senza lavoro, senza prospettive, senza vie d’uscita.

Si considera l’essere umano in se stesso come un bene di consumo, che si può usare e poi gettare. Si è dato inizio alla cultura dello “scarto” che, addirittura, viene promossa. Non si tratta più semplicemente dello sfruttamento e dell’oppressione, ma di qualcosa di nuovo: con l’esclusione resta colpita, nella sua stessa radice, l’appartenenza alla società in cui si vive, dal momento che in essa non si sta nei bassifondi, nella periferia, bensì si sta fuori. Gli esclusi non sono “sfruttati”, ma rifiuti, “avanzi” (rif. Evangelii Gaudium n°53).




 


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