STORIA
In un palazzo bianco come una colomba, risiedeva il Re
di Alfonso Saya
Nel secolo XII, il Porto della
nostra città era importantissimo, era meta continua sia per le numerose navi
mercantili, sia per le flotte dei Crociati. Il Porto naturale era, per le sue acque
profonde, l’ideale perché favoriva le navi che potevano accostarsi alla riva
per scaricare e caricare le loro mercanzie. Un grande navigatore musulmano, nel
suo Viaggio in Sicilia, descrive il
grande fervore di lavoro dell’Arsenale e il suo naufragio nello Stretto di
Messina. “In questo Stretto – scrive, testualmente – il quale giace tra la Grande Terra e l’Isola di Sicilia, il mare si
precipita furioso, in questo passo angusto e bolle come un caldaio. Molto
difficile alle navi attraversarlo”.
La sua nave urtò con la chiglia
sulla costa e rimase tra il mare e la costa fino a quando vennero delle barche in
aiuto. Lo stesso Re di Sicilia, Guglielmo II il Buono, che si trovava a
Messina, venne in soccorso dei naufraghi. Il Re possedeva un palazzo bianco
come una colomba e un arsenale. Rimaneva, spesso, nella nostra città, per
seguire la costruzione della sua flotta. I naufraghi vennero ospitati a Messina
che il grande navigatore.
Così descrive: “Questa
città è l’emporio dei mercanti infedeli, la meta a cui drizzano il corso le
navi di ogni regione, è frequentato da comitive di viaggiatori e vi si trovano
mercanzie a buon mercato. Paese avvolto nelle tenebre dell’incredulità, il
musulmano non vi fissa dimora; zeppa di adoratori della Croce, i suoi abitanti
vi stanno soffocati e, quasi, è troppo angusta per contenerli. I suoi mercati
sono attivi e frequentati, abbondanti di ogni genere confacente al vivere
agiato. Notte e giorno vi stai sicuro, benché tu sia pratico di vita e di
linguaggio. Il suo Porto è il più meraviglioso fra quanti scali marittimi
esistono”.
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