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 martedì 18 aprile 2017

STORIA

In un palazzo bianco come una colomba, risiedeva il Re

di Alfonso Saya


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Nel secolo XII, il Porto della nostra città era importantissimo, era meta continua sia per le numerose navi mercantili, sia per le flotte dei Crociati. Il Porto naturale era, per le sue acque profonde, l’ideale perché favoriva le navi che potevano accostarsi alla riva per scaricare e caricare le loro mercanzie. Un grande navigatore musulmano, nel suo Viaggio in Sicilia, descrive il grande fervore di lavoro dell’Arsenale e il suo naufragio nello Stretto di Messina. “In questo Stretto – scrive, testualmente – il quale giace tra la Grande Terra e l’Isola di Sicilia, il mare si precipita furioso, in questo passo angusto e bolle come un caldaio. Molto difficile alle navi attraversarlo”.

La sua nave urtò con la chiglia sulla costa e rimase tra il mare e la costa fino a quando vennero delle barche in aiuto. Lo stesso Re di Sicilia, Guglielmo II il Buono, che si trovava a Messina, venne in soccorso dei naufraghi. Il Re possedeva un palazzo bianco come una colomba e un arsenale. Rimaneva, spesso, nella nostra città, per seguire la costruzione della sua flotta. I naufraghi vennero ospitati a Messina che il grande navigatore.

Così descrive:Questa città è l’emporio dei mercanti infedeli, la meta a cui drizzano il corso le navi di ogni regione, è frequentato da comitive di viaggiatori e vi si trovano mercanzie a buon mercato. Paese avvolto nelle tenebre dell’incredulità, il musulmano non vi fissa dimora; zeppa di adoratori della Croce, i suoi abitanti vi stanno soffocati e, quasi, è troppo angusta per contenerli. I suoi mercati sono attivi e frequentati, abbondanti di ogni genere confacente al vivere agiato. Notte e giorno vi stai sicuro, benché tu sia pratico di vita e di linguaggio. Il suo Porto è il più meraviglioso fra quanti scali marittimi esistono”.


 


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