L’ABITO È IL MONACO
La crisi del Sacerdozio cattolico: essere come gli altri o essere con gli altri?
di Alfonso Saya
Al dire dello storico e
giornalista Vittorio Messori, la crisi del sacerdozio cattolico deriva dall’incertezza
del suo ruolo nella società attuale, secolarizzata, modernizzata, ma in realtà,
“nostalgica del Sacro e del Divino
perduti”. Il Messori è da condividere appieno, perché traccia il profilo
del prete di oggi, che si sforza, il più possibile, di essere “come gli altri”,
di ridimensionare e demitizzare il Sacerdozio ministeriale ordinato, e
valorizzare il sacerdozio comune, quello che deriva in forza del Battesimo. “Dietro questo adeguamento vi è – egli
afferma – il voler essere come gli altri,
una teologia”.
Questa cosiddetta teologia non convince
e non l’accetta, e così afferma: “Persone
come me ne ho fin troppe intorno. Io cerco qualcuno che sia, misteriosamente, ‘diverso’
da me, che rappresenti un’opportunità, che mi offra un ‘servizio’ precluso a
ogni altro”.
“Del resto – e conclude – la
devozione popolare si sviluppa anche nella forma, nell’abbigliamento che è
molto importante”.
Si pensi a Padre Pio, il caso
impressionante, addirittura mondiale, del sacerdote alter Christus amatissimo
perché uomo dell’Altare, del Confessionale e della Carità. Il suo Monumento è
la Casa sollievo della sofferenza. I
santi, cosiddetti sociali, come Don Bosco, Don Orione, Annibale Maria Di
Francia, vissero e s’impegnarono nel mondo (erano nel mondo, ma non erano del
mondo) essi erano nella costante prospettiva del soprannaturale. Non credo che
considerassero l’idea di essere come gli altri, andando in giro con maglioni
firmati e il dopobarba alla moda. Vi è una domanda cruciale a cui bisogna
rispondere: Chi è il prete? Qual è il suo ruolo? Penso che con l’attuale grande
Papa si troverà una risposta, perché nella caligine postmoderna l’umanità è
alla ricerca di uno spiraglio di Speranza, di Verità, di Certezza.
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