Ad inizio dicembre dello scorso anno, nell’incontro
casalingo, perso con la Vigor Lamezia, i tifosi più incalliti, quelli della
curva, voltarono le spalle in segno di protesta, chiedendo, civilmente, una “svolta”
ad una società poco attenta.
Sembrava quasi impossibile ritrovare
una squadra, sino a quel punto povera di gioco, e, con una conduzione sia tecnica
che dirigenziale, carente.
Tante le amarezze per i pochi che,
con ostinazione, occupavano gli spalti del San Filippo, quelli che, anche nei
momenti più cupi, non abbandonano la squadra, poiché nel loro cuore portano
marchiato il nome del Messina.
Serviva un cambio di rotta e ciò
è avvenuto, in poco tempo si è passati dalle accese critiche al vero
riconoscimento di gratitudine per una dirigenza che ha dato una nuova impronta
alla squadra. Una nuova guida tecnica, l’inserimento azzeccato di quei
calciatori che hanno portato linfa vitale al gioco, un collettivo che ha quasi
rasentato la perfezione sul terreno di gioco.
Il Messina è diventato, dunque,
una macchina da punti, importanti quelli raccolti in campi difficili, tra i
quali Foggia e Cosenza; insomma, i Giallorossi si sono tramutati da agnellini
impauriti in lupi aggressivi, esprimendo un gioco tecnico-tattico di qualità.
Anche la città aveva bisogno di
sentirsi partecipe in qualcosa che ha nel DNA, l’amore che esprime verso il
calcio, quello buono, propositivo e di valore, che riportasse in auge i fasti
blasonati di un tempo non tanto lontano.
Foto di Gabriele Stramandino