Prima dell’entrata in vigore del D.L. 23 febbraio 11/2009
il fenomeno dello stalking era
perseguito contestando il reato di violenza privata aggravata (art. 81 610 61, nn.1
e 5, c.p.) e/o maltrattamenti in famiglia (art. 572, c.p.) e/o molestie (art. 660,
c.p.). Mancavano, però, strumenti ad hoc
che consentissero un’immediata tutela della vittima.
L’art. 612/bis
c.p. contempla la norma punita: “Chiunque
con condotte reiterate minaccia o molestia taluno sì da cagionare perdurante e
grave stato d’ansia o di paura, ovvero timore fondato per l’incolumità propria
o di un prossimo congiunto o persona al medesimo legato”.
Ma vediamo la definizione di stalker. “Predatore che segue
furtivamente e ostinatamente una vittima in base ad un criterio specifico e
adotta una condotta tendente a provocare afflizione emotiva e, altresì, il
ragionevole timore di essere uccisa o subire lesioni fisiche o che adotta una
condotta continuata volontaria e premeditata consistente nel seguire e
molestare un’altra persona” (manuale di classificazione dell’F.B.I).
A sua volta, il termine stalk deriva dalla caccia il cui significato è “fare la posta”.
Sia gli stalker che le vittime sono più anziani dei
criminali e in genere delle vittime. Di solito la fascia d’età è compresa tra
40 e 50 anni.
Solitamente, hanno precedenti criminali psichiatrici o
di abuso di sostanze stupefacenti. Possono soffrire di disordini mentali come
dipendenze da alcol e droghe, disturbi dell’umore o schizofrenia o disturbi
cosiddetti dell’asse primo.
Gli stalkers possono soffrire anche di disturbi dell’asse
due: disordine/paranoie di personalità e disordine di personalità dipendente.
Perché si possa parlare di stalking occorre: che lo
stalker agisca nei confronti di persona designata; che la vittima subisca la
persecuzione dello stalker che lo pongono in stato di allerta e stress psicologico
legato sia alla sgradevolezza di tali comportamenti che all’angoscia connessa
alla paura per la propria incolumità fisica.
La condotta assunta si manifesta attraverso una serie
di atti basati sulla comunicazione e/o sul contatto caratterizzati sempre da
ripetizione, insistenza ed intrusività. Tra le comunicazioni intrusive
indirette (comportamenti che trasmettono messaggi riguardanti stati affettivi)
annoveriamo:
Telefonate; sms; lettere; fax; e-mail; biglietti; scritte
sui muri; inserzioni sui giornali, o su internet; invio di fiori o altri doni;
pagamento di ricariche telefoniche.
Comportamenti caratteristici delle molestie sono: iperintimità,
pedinamento, invasione (come intrusioni o furti in casa); pedinamento e
intrusioni svolti da un terzo; coercizione e costrizione; aggressione rivolta
alla vittima (violenza sessuale, omicidio).
Mullen
(1999) ha operato una classificazione che tiene conto sia della motivazione
dominante che spinge il persecutore alla “caccia” e il contesto in cui la
esercita. Ha, pertanto, identificato 5 tipologie di stalker: il respinto; il risentito; il bisognoso d’affetto; il corteggiatore incompetente; il predatore.
Il recupero dello stalker dipende molto dalla gravità
della sua fissazione. In alcuni casi, meno del 10%, è l’espressione di una psicosi
e come tale va curata.
Quando il disturbo è meno grave una psicoterapia può
aiutare lo stalker a vedere più chiaro in sé a imparare modi di comunicazione
più efficaci e superare un malessere che è esistenziale e relazionale.
Figura della vittima: 1. Ex intimi; 2. Vittima per
professione (appartiene alle professioni cosiddette d’aiuto: medici, psicologi,
infermieri, avvocati). In questi casi l’offerta di aiuto può essere confusa con
gesto d’interessamento; 3. Vittima per lavoro: da superiore in caso di mobbing
verticale o di colleghi in caso di mobbing orizzontale; 4. Vittima mediatica:
personaggi pubblici di cui lo stalker è fan; 5. Vittima conoscente; 6. Sconosciuti.
Effetti sulla vittima – Alcuni tipi di stalking sono
tollerabili, gestibili e si risolvono in un lasso di tempo ragionevole, altri,
invece, sono violenti, distruttivi e possono dar luogo a ferite psicologiche
profonde, divenendo vere e proprie sindromi da disordine post-traumatico da
stress, generando nella vittima stati persistenti d’insicurezza e paura,
incubi, flashback intrusivi i cui contenuti sono le minacce, gli inseguimenti e
gli attacchi subiti.
Segni premonitori – Non sempre si riesce ad
individuare con certezza la presenza di segni
premonitori. Tuttavia, dietro la possessività, la dipendenza, l’ipersensibilità,
la gelosia e gli improvvisi sbalzi d’umore (oscillazioni tra una totale
devozione e un rifiuto distruttivo) può nascondersi un potenziale persecutore.
A livello di prevenzione – Il passaggio da molestie
indirette a quelle dirette indicano un passaggio all’atto molto pericoloso.
A livello criminologico – L’Osservatorio Nazionale Stalking ha accertato che nel triennio
2003/2005 il 10% degli omicidi dolosi in Italia hanno avuto come prologo atti
riconducibili allo stalking.
Vorrei concludere con una citazione significativa:
“In una giornata
d’inverno i porcospini pieni di freddo si strinsero l’uno contro l’altro per
riscaldarsi, ma si accorsero di pungersi reciprocamente con gli aculei. Allora
si separarono e sentirono freddo. Prova e riprova, i porcospini riuscirono a
trovare la giusta distanza che consentiva loro di scambiarsi un pò di calore
senza pungersi troppo” – A. Schopenhauer
Miano, dott. Ester - Master criminologia specializzazione in “Stalking tra psicologia e diritto”