FIDUCIA AL GOVERNO
“I dolori del giovane…” Renzi: il suo discorso a Palazzo Madama non seduce
di Domenica Timpano
Il presidente Matteo Renzi ha
avuto la fiducia alla prima prova davanti al Senato, assieme a critiche e
mugugni.
Il suo discorso e l’atteggiamento
inusuale, con le mani in tasca alla Tony Blair, l’aria disinvolta, forse dimostrativa
della sua giovane età rispetto a quanti lo hanno preceduto, non hanno sedotto l’uditorio.
Non ha sedotto – e questo appare grave – soprattutto i “colleghi” di partito.
Alcuni hanno sferrato attacchi assai più pungenti dei componenti l’opposizione.
Per un Paese definito “arrugginito”,
“impantanato”, dove appare indifferibile “recuperare il coraggio”, agire con concretezza senza abbandonarsi ai sogni, accelerare un percorso, “cambiare
impostazione”, dimostrare di essere “la legislatura della svolta”, le
dichiarazioni programmatiche sono apparse, ad alcuni esponenti politici,
lacunose, poco esaustive delle domande che sorgono sul futuro.
E mentre Matteo Renzi s’adoperava
a convincere sulla bontà del nuovo Governo, che “non è un’operazione di lifting”,
o “un bluff”, né tantomeno “un’operazione di potere”, sulla sua voglia di voler
parlare ai cittadini con parole del tipo… “Non
userò mai il doppio registro… no al
Truman Show, no al cinema o a
interventi spot…, non si può
continuare a prendere in giro gli italiani… il Paese vuole esempi e non
prediche”, qualcuno del M5S – forse troppo critico – lo ha definito “un
baro e un bugiardo! Il Vanna Marchi della politica!”.
A Montecitorio i numeri a favore,
nei suoi riguardi, sono stati più ampi. I temi, su cui si è dibattuto, sono sempre
gli stessi: il lavoro, le tasse, le scuole, la legge elettorale, la trasparenza
della Pubblica Amministrazione, la Giustizia e, infine, il Titolo V della
Costituzione.
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