Il Decreto di legge “Cracolici” presenta
incongruenze tali da risultare, facilmente, impugnabile da parte della
Commissione dello Stato.
La Giunta Crocetta è, dunque, dovuta
intervenire per evitare di far sprofondare la controversa questione nel vortice
dispendioso dei ricorsi.
Il presidente della Regione Sicilia – per
mezzo delle norme-stralcio – ha posto le basi per il commissariamento,
prorogando le nomine dei commissari in carica sino ad ottobre del 2014.
Nel difficile conteso del quadro
nazionale, che prevede lo slittamento dell’Udc a destra e la crisi intestina
del Pd, la Regione Sicilia si prepara alle prossime elezioni europee giocando
la carta del Commissariamento per controllare il territorio e agire, in
autotutela, contro la presunta incostituzionalità dei provvedimenti contenuti
nel Ddl “Cracolici”.
Leggendo il testo balza agli occhi
l’incompatibilità tra l’articolo 1 del suddetto disegno di legge, che riconosce
l’autorità amministrativa e finanziaria dell’ente Consorzio, e l’articolo 3 che
consente ai sindaci l’accesso alle nomine di presidente e di membri in seno
alla Giunta e all’Assemblea, legittimando, di fatto, la somma dei poteri nelle
mani dei medesimi soggetti coinvolti.
Se ciò fosse messo in atto si
contravverrebbe alla sentenza 143/10 della Corte Costituzionale che vieta ad
uno stesso individuo di rivestire più cariche, contemporaneamente.
Il passaggio dalle Libere Province al
Libero Consorzio rischia, inoltre, di tradursi in un’azione formale e priva di
alcuna sostanzialità – dal momento che nonostante sia previsto un cospicuo
ridimensionamento dei fondi – non è stato deciso di erogare i servizi
attraverso alcun piano programmatico alternativo e compatibile con le risorse
economiche disponibili.
Stando al Ddl “Cracolici” verrebbe meno,
altresì, anche il principio di eleggibilità diretta, per cui spetterebbe
all’Assemblea del Libero Consorzio il compito di eleggere il
“sindaco-presidente” che, a sua volta, provvederebbe ad eleggere gli 8
“sindaci-assessori” della Giunta, generando un notevole conflitto di interessi
e un’imparzialità nello svolgimento delle funzioni amministrative e finanziare.
Se al momento, tuttavia, l’unico antidoto
all’incompatibilità ed ineleggibilità degli amministratori sembra essere la
proroga dei commissari, si attende di vedere quale soluzione sapranno prendere
le autorità competenti per scongiurare il sopraggiungere di uno stato di
commissariamento perenne.