Scrivere racconti indirizzati ai ragazzi non è
impresa facile. L’Autore si rivolge anche ai genitori, agli educatori e alla
scuola usando parole magiche per far scaturire riflessioni sull’amore per gli
animali, la natura, il mare e sui principi che regolano la vita. Nel primo
racconto, lo scrittore fa rivivere l’atmosfera di una scuola in cui gli alunni
protagonisti cercano di salvare un gattino abbandonato. Lo portano in classe e
quando il piccolo felino, malauguratamente, esce dallo zaino aspettano la
sfuriata della professoressa Rosetta che, invece, li sorprende.
Emerge un messaggio forte: gli animali ci
stupiscono, ci insegnano tante cose, provano emozioni, dimostrano amicizia,
solidarietà e sanno amare. Non possiamo lasciare la difesa dei loro diritti
soltanto alle associazioni animaliste. Nel lento processo storico della
domesticazione, essi si sono affidati a noi e li abbiamo ripagati tradendo la
loro fiducia. Com’è potuto accadere tutto ciò? Forse perché non ci siamo
fermati più ad osservare i loro occhi, smettendo di interrogarci sui loro
sguardi pieni di luce e di quiete.
Il secondo racconto sintetizza l’avventura di tre
ragazzi legati da un’amicizia profonda. Grazie alle loro qualità, sono dei
privilegiati perché vengono ospitati nel mondo fantastico dei folletti. Il
viaggio avventuroso serve a far percepire le suggestioni e l’incanto del
territorio dei Nebrodi, il fascino dell’habitat
naturale caratterizzato da querce, aceri, noccioli, corbezzoli, ginestre,
mirti, agrifogli e da animali come il ricco, la volpe, la martora, la cincia
bigia e altri.
Non si può sperare di cambiare gli stili di vita,
le relazioni interpersonali se non c’è una scuola che educa e prepara alle
sfide del nostro tempo. Cosa c’è di più urgente se non intervenire per salvare
il nostro pianeta dall’inquinamento distruttivo? Chi deve educare ad amare la
natura, a tutelare un bellissimo paesaggio, a salvare dall’estinzione una
specie animale, ad apprezzare il piacere di respirare l’aria pura dei boschi?
La scuola è l’ultima trincea e la speranza per non far sprofondare nell’abisso
dell’indifferenza le nuove generazioni.
L’ultimo racconto espone l’esperienza di un
piccolo pesce spada che rischia di essere divorato da uno squalo per aver
disobbedito ai genitori. Nel corso della narrazione, si nota un amore profondo
per il mare. L’autore fa vivere la straordinaria biodiversità dello Stretto di
Messina, un paradiso da tutelare e preservare. Le caratteristiche chimiche
delle acque influenzano l’assetto biologico dell’ambiente determinando un
ecosistema unico nel Mar Mediterraneo.
Da sempre, il mare è specchio dell’anima dell’uomo.
Albert Camus scriveva: “Sono cresciuto
sul mare e la povertà mi è stata fastosa, poi ho perduto il mare, tutti i lussi
mi sono sembrati grigi, la miseria intollerabile”. Il mare soffre sotto il
peso del riscaldamento, soffoca, venendo meno alla sua funzione di polmone del
passato, a causa dell’inquinamento. La pesca illegale e le spadare distruggono
risorse biologiche e attuano uno sfruttamento squilibrato e letale della fauna
ittica.
Leggere il libro può servire a preparare
approfondimenti a contatto con la natura e strategie per evitare la passività
dei giovani indotta dalla televisione e dai giochi elettronici. Le scuole
possono proporre il testo ai ragazzi completando il lavoro didattico con
escursioni sui Nebrodi e visite guidate nello Stretto di Messina.
La creazione letteraria è originale. La scrittura
è nitida, scorrevole, piacevole e mette in risalto la psicologia dei
personaggi. A volte, il racconto di un’esperienza può far scattare qualcosa
dentro di noi e aprire una porta che pensavamo chiusa o non sapevamo che
esistesse. Ogni lettura rappresenta un’opportunità per migliorare noi stessi e
la qualità della nostra vita. Quella del libro va oltre perché illumina i
sentieri tortuosi del vivere quotidiano.
Prefazione
del prof. Salvatore Crisafulli