Gli incendi boschivi interessano
il territorio nazionale soltanto per pochi giorni l’anno, circa due settimane
per regione, tanto quanto basta per incenerire il patrimonio boschivo con tutto
il suo habitat e mettere in pericolo la vita delle persone.
Gli incendi, quelli di origine
dolosa, sono una piaga tribale, usi e costumi difficilissimi da estirpare. Tranne
rarissime eccezioni, è sempre la mano terroristica dell’uomo che provoca le
catastrofi estive.
I terroristi si scatenano sempre
nella terza decade di luglio, ma, tranne casi eclatanti, l’incendio è diventato
ormai un malcostume quasi tollerato e si presta poca attenzione agli eventi. Poi,
se non ci scappa il morto, si dimentica ancora prima.
Ma come si possono evitare tali
scempi? La soluzione c’è ed è praticabile a costo zero: i terroristi con l’accendino
concentrano i loro sforzi in maniera massiccia soltanto nelle giornate ventose,
perché con il vento di scirocco o di maestrale diventa impossibile gestire i
tantissimi focolai e si ottiene l’effetto voluto.
Loro sanno che gli incendi si
devono appiccare, possibilmente nello stesso momento, e in province diverse per
far sì che venga annullato l’intervento dell’uomo con i sistemi aerei e di
terra; un fronte, largo e lungo, diventa ingestibile dai soccorsi e l’effetto
carbonella riesce, perfettamente.
Le Prefetture e la Forestale
dovrebbero individuare, ad inizio estate, le aree a rischio e disporre così i
monitoraggi; inoltre, qualche ora prima dell’arrivo dei venti, si dovrebbero
spostare, in maniera strategica, gli aerei Canadair per colpire, sul nascere, i
focolai.
Le segnalazioni di condizioni
meteo avverse devono servire ad attivare le forze dell’ordine, sopratutto
quelle che vivono in realtà rurali o periferiche, assieme alla popolazione, e
con le loro tempestive segnalazioni prevenire gli incendi e, in molti casi,
salvare vite umane.
La prevenzione servirebbe a limitare
frane e smottamenti d’inizio autunno prodotte dalla desertificazione da incendi
e per stoppare gli stessi ci vuole una regia nazionale, un pizzico di buona
volontà, ma, soprattutto, la volontà di farlo.