I TESORI DELLA CITTÀ DI MESSINA
SANTA MARIA ALEMANNA: UNA CHIESA DALLA GRANDE STORIA PER MESSINA
di Orazio Annetti
Messina è una città con una
storia che risale ai tempi della Grecia, tempi in cui era denominata Zancle,
dalle tradizioni forti come le più importanti città dell’Italia e dell’intera
Europa che, spesso, non riesce, però, a mettere in evidenza e a far conoscere
ai suoi stessi abitanti (e così, purtroppo, anche al resto del mondo), i propri
patrimoni culturali come, per esempio, le chiese disseminate lungo le strade
della città.
Una tra queste risulta essere
quella di Santa Maria Alemanna. Essa rappresenta uno dei pochi esempi di come
la città sia ereditiera di una grande storia, spesso, sottovalutata, quindi
tralasciata. La chiesa, databile attorno al XIII secolo, con un’unica data che
riporta la fine dei lavori nel 1220, fu voluta da Federico II di Svevia, che la
volle affidare all’ordine dei Cavalieri Teutonici, allora impegnati in guerra
durante le crociate. Essa rappresenta, probabilmente, la massima espressione di
arte gotica nella città che è rimasta quasi del tutto intatta. Bisogna
ricordare che Messina era uno tra i porti più importanti per l’accesso alla
Terra Santa e, se i Cavalieri di Malta, allora Ospitalieri, avevano una sede
nella chiesa che porta il loro nome, al contrario, i Teutonici non possedevano
alcun posto nella città dello stretto dove stabilire una base, quindi, furono
ben contenti di ricevere finanziamenti per la costruzione della chiesa, che
loro stessi hanno dedicato a Santa Maria Alemanna, protettrice dell’ordine.
Collegata alla stessa vi era un
ospedale usato dai cavalieri come ricovero per i soldati feriti giunti da terra
santa. Oggi a testimonianza rimane solo una piccola porzione dell’arco che
sovrastava l’entrata di allora.
Nell’anno 1485, però, venuto meno
quello che era stato il principale motivo di utilità, fu abbandonata dall’ordine
dei cavalieri Teutonici e affidata alle cure di una tra le più antiche
confraternite religiose conosciute sul territorio messinese: la Confraternita
dei Rossi, riconosciuta dal papato, che gestì l’ospedale per molto tempo.
Durante la loro presenza, fu ricoverato al suo interno un personaggio degno di
nota come Miguel de Cervantes che, tornato ferito dalla battaglia di Lepanto,
si dedicò alla scrittura del famosissimo romanzo Don Chisciotte della Mancia,
decretando Messina come il luogo che lo tenne a battesimo. Sempre da fonti
locali, e dai pochi documenti che risultano, a tutt’oggi, la chiesa giaceva già
in stato di abbandono agli inizi del XVII secolo, successivamente, cominciò a
cadere in rovina prima a causa dei temporali e della noncuranza, poi per due
terremoti catastrofici che videro Messina protagonista nel 1783 e nel 1908.
Oggi la struttura è stata, totalmente,
recuperata, grazie al lavoro iniziato con il piano regolatore del 1911 che,
però, comprese l’abbattimento del prospetto ovest, riducendola in lunghezza. In
seguito, tra gli anni ’80 e ’90, fu protagonista di molte attività di restauro,
che le hanno donato la bellezza e l’aspetto che oggi si può ammirare. Ancora
una volta un luogo ricco di storia che è oggi utilizzato per spettacoli,
fruibile al pubblico solo in alcuni giorni prestabiliti.
Messina, “Nobile Siciliae Caput”, ancora una volta
ci dimostra come il suo patrimonio storico e artistico le permette di essere al
centro di grandi avvenimenti del passato, come l’ascesa dell’Ordine dei
Cavalieri Teutonici e la scrittura di un romanzo che, ancor oggi, è considerato
precursore della modernità.
|