POLITICA ECONOMICA
I termini della crisi: Spread, Default, Eurobond
di Umberto Santoro
Le ragioni della crisi sono da rinvenirsi
nelle dinamiche del mercato e, sostanzialmente, rilevano sotto due diversi
profili: un profilo interno, che attiene all’organizzazione interna dello
Stato, e un profilo esterno, che attiene ai rapporti tra lo Stato e gli altri
ordinamenti politici. A livello interno, si assiste, evidentemente, alla crisi
dello Stato sociale, che si concretizza nel fallimento dell’intervento statale
in economia: quando lo Stato non provvede ad un’adeguata gestione delle risorse,
si determina un aumento spropositato della spesa pubblica. Allo stato attuale
si cerca, dunque, di favorire una maggiore liberalizzazione, cioè maggiore
libertà del mercato, con la privatizzazione dello stesso, nel senso che alcune
delle attività, che venivano gestite dallo Stato, sono oggi gestite da privati.
Il debito di uno Stato, inoltre, acquista rilevanza in rapporto al PIL
(prodotto interno lordo), cioè l’insieme dei beni prodotti da uno Stato,
durante un periodo di riferimento, che coincide, solitamente, con l’anno
solare. Di conseguenza, se il debito supera le capacità produttive di uno
Stato, quest’ultimo versa, in linea di principio, in condizioni di gravità.
I problemi si complicano quando la crisi
acquista rilievo a livello sovranazionale: a questo punto, viene in rilievo il
profilo esterno, e cioè la credibilità di uno Stato verso gli altri ordinamenti
politici. Uno Stato in crisi necessita di risorse economiche (prestiti) per
contenere la crisi: per ottenere tali risorse emetterà dei titoli, che saranno
sottoscritti da un altro Stato. Il titolo, in breve, è il documento con cui è
possibile dimostrare che è stata prestata una certa somma, la quale, ad una
certa data, deve essere restituita insieme agli interessi maturati. Occorre
rilevare che quanto più è grave la crisi di uno Stato, tanto maggiore dovrà
essere il tasso di rendimento offerto, affinché questi titoli vengano
sottoscritti.
L’indice della credibilità di uno Stato è
lo spread: si tratta della differenza
di rendimento tra i titoli i uno stato, economicamente, stabile e
quelli di un altro Stato, la differenza tra questi due valori
esprime lo spread. In realtà, la
vicenda è più complessa, dato che all’interno del mercato operano le cosi dette
agenzie di rating, e cioè società che
si occupano di collocare ciascuno Stato in classi, determinando, in tal modo,
il grado di credibilità/affidabilità del medesimo: un eventuale declassamento,
equivarrebbe a dire che quello Stato ha perso di credibilità, per quanto
concerne la possibilità di estinguere il proprio debito. Tuttavia, in mancanza
di una specifica regolamentazione, queste agenzie agiscono nel perseguimento di
interessi propri e privati, e, quindi, lo spread
non è, sempre, un valore corretto di riferimento per valutare la condizione
economica di uno Stato.
L’incrementarsi del debito di uno Stato,
potrebbe condurre quest’ultimo al default,
e cioè al fallimento, il che significa che lo Stato non potrebbe più restituire
le somme prestate, e ciò arrecherebbe un grave pregiudizio allo Stato
creditore. Una delle soluzioni dirette a rimediare,
almeno per il futuro, le possibili crisi alle quali il sistema europeo potrebbe
esporsi, è rappresentata dai cosiddetti Eurobond,
cioè dall’emissione di titoli non da parte di singoli Stati, come avviene nel
sistema vigente, ma da parte di tutti i Paesi dell’Eurozona, rappresentati da
un’apposita Agenzia Europea, che si occuperebbe dell’emissione.
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