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 martedì 16 aprile 2019

POLITICA ECONOMICA

I termini della crisi: Spread, Default, Eurobond

di Umberto Santoro


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Le ragioni della crisi sono da rinvenirsi nelle dinamiche del mercato e, sostanzialmente, rilevano sotto due diversi profili: un profilo interno, che attiene all’organizzazione interna dello Stato, e un profilo esterno, che attiene ai rapporti tra lo Stato e gli altri ordinamenti politici. A livello interno, si assiste, evidentemente, alla crisi dello Stato sociale, che si concretizza nel fallimento dell’intervento statale in economia: quando lo Stato non provvede ad un’adeguata gestione delle risorse, si determina un aumento spropositato della spesa pubblica. Allo stato attuale si cerca, dunque, di favorire una maggiore liberalizzazione, cioè maggiore libertà del mercato, con la privatizzazione dello stesso, nel senso che alcune delle attività, che venivano gestite dallo Stato, sono oggi gestite da privati. Il debito di uno Stato, inoltre, acquista rilevanza in rapporto al PIL (prodotto interno lordo), cioè l’insieme dei beni prodotti da uno Stato, durante un periodo di riferimento, che coincide, solitamente, con l’anno solare. Di conseguenza, se il debito supera le capacità produttive di uno Stato, quest’ultimo versa, in linea di principio, in condizioni di gravità.

I problemi si complicano quando la crisi acquista rilievo a livello sovranazionale: a questo punto, viene in rilievo il profilo esterno, e cioè la credibilità di uno Stato verso gli altri ordinamenti politici. Uno Stato in crisi necessita di risorse economiche (prestiti) per contenere la crisi: per ottenere tali risorse emetterà dei titoli, che saranno sottoscritti da un altro Stato. Il titolo, in breve, è il documento con cui è possibile dimostrare che è stata prestata una certa somma, la quale, ad una certa data, deve essere restituita insieme agli interessi maturati. Occorre rilevare che quanto più è grave la crisi di uno Stato, tanto maggiore dovrà essere il tasso di rendimento offerto, affinché questi titoli vengano sottoscritti.

L’indice della credibilità di uno Stato è lo spread: si tratta della differenza di rendimento tra i titoli i uno stato, economicamente, stabile e quelli di un altro Stato, la differenza tra questi due valori esprime lo spread. In realtà, la vicenda è più complessa, dato che all’interno del mercato operano le cosi dette agenzie di rating, e cioè società che si occupano di collocare ciascuno Stato in classi, determinando, in tal modo, il grado di credibilità/affidabilità del medesimo: un eventuale declassamento, equivarrebbe a dire che quello Stato ha perso di credibilità, per quanto concerne la possibilità di estinguere il proprio debito. Tuttavia, in mancanza di una specifica regolamentazione, queste agenzie agiscono nel perseguimento di interessi propri e privati, e, quindi, lo spread non è, sempre, un valore corretto di riferimento per valutare la condizione economica di uno Stato.

L’incrementarsi del debito di uno Stato, potrebbe condurre quest’ultimo al default, e cioè al fallimento, il che significa che lo Stato non potrebbe più restituire le somme prestate, e ciò arrecherebbe un grave pregiudizio allo Stato creditore. Una delle soluzioni dirette a rimediare, almeno per il futuro, le possibili crisi alle quali il sistema europeo potrebbe esporsi, è rappresentata dai cosiddetti Eurobond, cioè dall’emissione di titoli non da parte di singoli Stati, come avviene nel sistema vigente, ma da parte di tutti i Paesi dell’Eurozona, rappresentati da un’apposita Agenzia Europea, che si occuperebbe dell’emissione.



 


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