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 lunedì 30 giugno 2014

ALLARME IN RETE

La sindrome del “Pedofilo telematico”

di Ester Miano


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Il navigare nel mare di internet è, sempre più, caratterizzato da una nuova dimensione, che si aggiunge a quelle classiche, che determinano l’agire quotidiano. L’idea diffusa, supportata dalla stampa e dalla televisione, che internet sia un luogo nel quale vengono commesse efferatezze di ogni genere, ha portato ad una sorta di paura nei confronti di un mezzo che non si conosce a fondo, e la tendenza, negli ultimi anni, è stata quella di reprimerlo, introducendo una sorta di censura, vista come unico mezzo in grado di impedire la commissione di crimini.

Tra le varie fonti del terrore si segnalano, in particolare, tra coloro che utilizzano un software, gli effetti collaterali derivanti da una massiccia lotta ai mali della rete (ad esempio la c.d. pirateria informatica, i virus, la pedofilia, le violazioni di sistemi di sicurezza, atti di terrorismo di varia natura e genere). In questi ultimi anni, in particolare, il tema della “pedofilia telematica”, divenuto, giustamente, il simbolo di una lotta senza quartiere contro soggetti, che, in modo diretto o indiretto, traggono illeciti guadagni dallo sfruttamento dei minori, ha prodotto, come effetto indesiderato, una sorta di demonizzazione della “rete”, responsabile, per molti, di un incremento della produzione di materiale pedopornografico, realizzato attraverso lo sfruttamento di minori.

Un numero considerevole di indagini condotte, in tema di “pedofilia telematica”, non si conclude con una sentenza di condanna, mettendo in evidenza che la lotta a questo tipo di crimine si trova, ancora, in una fase embrionale, che deve essere, maggiormente, calibrata nella sua fase iniziale. Gli utilizzatori di internet dovrebbero essere considerati una risorsa fondamentale per raggiungere dei traguardi importanti, rappresentando un numero infinito di occhi, che, quotidianamente, sfogliano, per i motivi più vari, le numerosissime pagine della “rete”. Il soggetto, che navigando in rete, s’imbatte in materiali di contenuto illecito, non riesce, ancora, in modo diffuso e spontaneo, a denunciare il fatto alle forze dell’ordine preferendo, semplicemente, allontanarsi al più presto dal sito incriminato cancellando ogni traccia dal proprio computer per paura di conseguenze penali o, anche semplicemente, di una possibile “gogna” sociale.


 


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