SPECIE VENATORIE
Il Coniglio selvatico
di Armando Russo
 Il coniglio
selvatico è presente in tutto il nostro continente, nell’Africa Settentrionale
ed è stato importata nel secolo scorso anche in Australia. In Italia è
relativamente abbondante nella penisola e molto numeroso nelle isole, e
precisamente in Sicilia, Sardegna e nell’arcipelago toscano. Quello europeo
misura non più di cinquanta centimetri di lunghezza, compresi i sei della coda.
Anche se a prima vista ricorda, nella forma del corpo, la lepre, le minori
dimensioni, i padiglioni auricolari non eccessivamente sviluppati e gli arti
sia anteriori che posteriori più tozzi, lo rendono facilmente distinguibile. Il
manto morbido e lanoso del coniglio varia di colore dal grigio al bruno chiaro
sul dorso, mentre è bianco sul ventre e sulla superficie interna degli arti.
Anche la superficie inferiore della coda è bianca; carattere che risalta
notevolmente, perchè la coda viene portata sempre in posizione eretta. Così,
quando un coniglio selvatico corre e salta in un prato al crepuscolo o nelle
notti di luna piena, il ciuffo di pelo bianco della coda richiama l’attenzione
anche del più sprovveduto osservatore. Con la lepre il coniglio selvatico
condivide il tipo di habitat, ma le sue abitudini di vita sono profondamente
diverse. Il coniglio selvatico, infatti, è un animale tipicamente sociale e la
sua vita in branco è regolata da precise gerarchie, in cui i piccoli e i vecchi
godono della massima considerazione. Il vivere in folti gruppi gli permette di
colonizzare vaste aree di terreno, dalle quali le solitarie lepri sono
costrette a sloggiare, per trovare una dimora più tranquilla. Il suo spirito di
adattamento lo porta a stabulare indifferentemente tanto in montagna quanto in
pianura, tra le rocce o in riva ai fiumi, in prossimità di copiosi ruscelli.
Pur amando vivere all’aperto, sotto il sole, senza disdegnare comunque
temperature rigide o ambienti umidi, durante il giorno il coniglio vive in un
rifugio sotterraneo che condivide con gli altri individui del gruppo. Questa
tana, che serve ed è gelosamente custodita da gruppi formanti “ famiglie” o “ coppie” , è costituita da numerosi
cunicoli che si intersecano ed hanno più di uno sbocco verso l’esterno. Al
crepuscolo il coniglio esce dalla tana per procurarsi il cibo, costituito
esclusivamente da vegetali. Talvolta, nel caso in cui la tana sia minacciata,
può ritardare il ritorno alla stessa anche di diversi giorni. Essendo dotato di
udito, olfatto e vista molto sviluppati è pronto a fuggire al minimo sentore di
pericolo, e il suo scatto, una volta decisa la fuga, è bruciante e seguito da
un a corsa a zig zag. Per non farsi sorprendere allo scoperto da eventuali
predatori, come donnola, faina, corvidi, cinghiali e tutti i rapaci notturni,
nelle ore di uscita viene affidato ad alcuni componenti del gruppo il compito
di fare la guardia: al minimo rumore, i guardiani battono fortemente le zampe
posteriori sul terreno per avvertire gli altri animali dell’imminente pericolo.
La smisurata prolificità del coniglio selvatico, nota a tutti, dipende
soprattutto dal fatto che l’accoppiamento può avvenite in qualsiasi mese dell’anno,
a partire dagli otto mesi di vita. Il corteggiamento che precede l’accoppiamento
avviene con un rituale piuttosto costante. Il maschio, mantenendosi a circa
cinque metri di distanza dalla femmina, le gira intorno saltando, poi si
avvicina fino a circa due metri di distanza e le espone la parte posteriore,
innalzando ritmicamente la coda; successivamente la spruzza con un getto d’urina. A questo punto la femmina prende la sua decisione, se accettare o meno le
proposte del maschio. Se la risposta è positiva, l’accoppiamento si verifica
dopo pochi istanti. La gestazione dura da trenta a trentadue giorni e, appena
dodici ore dopo il parto, la femmina può accoppiarsi di nuovo. La sua
riproduzione in cattività viene praticata solo allo stato di semilibertà, cioè
entro grandi recinti al cui interno vengono riprodotte le condizioni in cui l’animale
vive in natura e osservando determinate precauzioni per evitare rischi di
epidemiologia.
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