SALA PIO LA TORRE
Palermo – “Santità! Ma possiamo continuare a dirci cristiani?”. Arturo Diaconale presenta il suo libro a Palazzo Reale
di Redazione
 Come
si è trasformata la Chiesa cattolica sotto la guida di Papa Bergoglio? È la
domanda che si è posto il giornalista e scrittore Arturo Diaconale, firmando un
saggio dal titolo “Santità! Ma possiamo continuare a dirci cristiani?”, edito
da Rubbettino. Attorno a questo tema, a Palazzo Reale di Palermo (Sala Pio La
Torre), si svolgerà una presentazione in stile “talk” con esponenti delle
istituzioni politiche ed ecclesiastiche giovedì 20 giugno, alle ore 17.30. Un
evento promosso dall’Assemblea Regionale Siciliana e dalla Fondazione Federico
II in collaborazione con la testata on line L’Opinione della Sicilia, edizione
siciliana de L’Opinione delle Libertà, di cui Diaconale è direttore. Saranno presenti,
oltre all’autore Diaconale, il presidente dell’Assemblea Regionale Siciliana,
Gianfranco Miccichè, l’assessore alle Culture del Comune di Palermo, Adham
Darawsha, monsignor Giovanni Lanzafame (antropologo e mariologo). Conduce il
giornalista Guido Monastra.
Diaconale
indaga sulla libertà individuale e sulla separazione tra Stato e Chiesa, tratti
identitari della civiltà occidentale. Nell’attuale situazione storica, dove è
in atto non solo una scissione all’interno della Chiesa stessa, ma all’interno
del mondo laico, il giornalista s’interroga sulle ragioni che hanno portato il
Cristianesimo ad abbandonare il suo bimillenario legame con l’Occidente.
Diaconale pone un quesito provocatorio: Può un laico liberale continuare – con
Benedetto Croce – a dirsi cristiano? E come può farlo, se il massimo
rappresentante della cristianità respinge e ripudia la metà della propria
identità? Se la Chiesa resiste da oltre duemila anni è perché ha avuto la
capacità di adattarsi ai cambiamenti del mondo in cui ha operato. Ma Papa
Bergoglio, da buon gesuita cresciuto a pane, peronismo e terzomondismo
anticolonialista e anticapitalista, si è spinto più in là dei suoi
predecessori. Fino a trasformare l’istituzione inventata da San Paolo nella più
grande Ong senza navi del pianeta, specializzata nel terreno del politicamente
corretto. Abbracciando un modello globalista e pauperista di multiculturalismo
e immigrazione incontrollata, il Cristianesimo sembra voler abbandonare il suo
bimillenario legame con l’Occidente, per diventare una sorta di sincretismo
buonista universale.
Ma
rinunciare alla propria identità, proprio nel momento in cui non solo il
radicalismo islamico, ma l’intero mondo dell’Islam usa il proprio mastice
religioso per lanciare la propria offensiva di rivalsa e di “Reconquista” nei
confronti dell’Occidente, significa arrendersi prima ancora di combattere.
Tutto questo viene presentato come una svolta progressista diretta al dialogo
con le altre religioni monoteiste. In realtà, si tratta di una scelta
regressiva che finisce con il cancellare quel tratto identitario della civiltà
occidentale – cioè la libertà individuale e la separazione tra Stato e Chiesa –
che è una delle componenti indispensabili del Cristianesimo.
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