MALTA
I cattolici dovrebbero prendere iniziativa e costruire ponti, dicono i vescovi maltesi
di Fra Mario Attard
 “I maltesi non possono adottare gli atteggiamenti
indifesi che erano stati usati contro di loro quando attacchi frequenti dall’esterno
significavano schiavitù e distruzione”, hanno detto l’arcivescovo Charles
Scicluna e il vescovo ausiliare Joseph Galea-Curmi in una lettera pastorale a
Pentecoste. Nella lettera, che è stata letta durante le messe domenicali di
Pentecoste, entrambi i vescovi affermano che, “come comunità di fede, i maltesi vivevano in una società che, pur
apprezzandone le antiche radici, abbracciava una diversità di culture, lingue,
razze e religioni”. “Questa è un’occasione
d’oro per tutti noi per testimoniare l’amore, che è il linguaggio universale
che tutti possono capire. Se i pregiudizi e l’odio conducono all’esclusione,
alla distruzione e all’omicidio, l’amore conduce all’edificazione di nuovo
della famiglia dell’uomo. L’uomo è stato creato per entrare in un rapporto d’amore
con Dio e con gli uomini, chiunque essi siano, di qualunque razza o colore”.
“Questo amore – hanno detto i vescovi – è stato il fondamento di una società
inclusiva in cui i diritti fondamentali
di ogni essere umano sono stati rispettati e protetti. Invece di puntare le
dita verso gli altri, noi cattolici
dobbiamo prendere l’iniziativa e continuare a costruire ponti che vanno dal
nostro cuore e si estendono oltre e
al di sopra dell’abisso del razzismo, di tutti i tipi di pregiudizi e di paura
di tutto ciò che è straniero, cioè di
tutte le forme di xenofobia. Nella nostra storia come Nazione, abbiamo attraversato tempi cattivi quando
attacchi frequenti dall’esterno significava schiavitù e distruzione. Oggi, dopo tanti secoli, non
possiamo adottare gli stessi atteggiamenti difensivi”.Nella
loro lettera pastorale i pastori maltesi hanno accentuato il fatto che le
persone che vengono a vivere a Malta, alla ricerca di una vita migliore, non
erano nemici, ma soci di prosperità che arricchivano il patrimonio culturale del
paese nostro. Queste persone erano degli esseri umani che avevano la stessa
dignità umana e gli stessi diritti fondamentali come ogni maltese.
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