IL TACCUINO DI NUCCIO FAVA
Si vota per l’Europa, non è sondaggio né referendum
di Nuccio Fava
 Nelle precedenti elezioni europee,
c’eravamo abituati a considerarle quasi riscontro e verifica del peso nel
proprio paese di ciascuna forza in campo. Clamoroso il caso del Pd di Matteo
Renzi: superò il 40%, ma cominciò una progressiva caduta accompagnata da una
clamorosa e rumorosa ascesa di grillini e leghisti. In misura differente, ma
tale da consentire alla fine la nascita di un faticoso bicolore che continua a
deliziarci. Con crescenti battibecchi e ripicche quotidiane che accrescono
inquietudine e sconcerto, accentuano solitudine e sfiducia nell’Italia,
soprattutto in Europa, ma anche irrilevanza nella crisi libica e nelle altre
aree travagliate del mondo. Il governo cerca di darsi un ruolo con i tentativi
del presidente Conte. Sempre, però, sotto tutela stretta dei suoi due vice che
ormai si accapigliano su tutto. Con singolari posizioni anche in tema di
Europa: il capo leghista, sovranista a oltranza abbracciato alla Le Pen ed a
Orban, si ripromette di fare sfracelli a Bruxelles e promuovere in ogni modo l’Europa
delle Nazioni.
Non si capisce bene se con l’euro o
senza. Il campo penta stellato, diversamente da Salvini, immagina di dare vita
a un nuovo schieramento né di destra, né di sinistra e quasi da battitore
libero, lottare contro i poteri forti e gli organismi finanziari
internazionali. Intanto, incontra i gilet gialli in rivolta a Parigi. Queste
pericolose posizioni contrapposte si accompagnano a un costante orientamento di
contrasto con le autorità europee anche in termini di linguaggio e di scarso
civismo diplomatico e personale. Si ricorre continuamente all’alibi di
attribuire agli altri, i governi di prima, le difficoltà e i problemi da
affrontare. Con miopia non minore, si scarica ogni colpa sulla UE, senza la
capacità di stabilire un dialogo costruttivo e di formulare proposte,
iniziative che mettano in luce le ragioni e la capacità propositiva dell’Italia.
Anche sull’enorme e delicatissima
questione dei migranti si corre il rischio di praticare una politica di
chiusura, senza considerazione alcuna degli aspetti di elementare umanità e di
diritto alla vita. In questo caso, e anche in altri, le istituzioni si sono
mostrate sorde e inadeguate e non hanno saputo corrispondere alle loro
responsabilità. Perciò, serve un rinnovamento profondo dell’Europa, una sua
riforma istituzionale e politica, stando però sempre attenti a non buttare con
l’acqua anche il bambino. Ricostruire e rinnovarsi sarà la responsabilità del
nuovo parlamento europeo, la spinta anche ideale di quanti hanno davvero a
cuore il futuro dell’Europa. Soprattutto per i nostri giovani che apprezzeranno
finalmente la portata storica irrinunciabile di una idealità europea a
condizione che sappia anche incarnare concretamente la loro fame di lavoro, di
cultura, di crescita e di lotta alla corruzione in ogni campo.
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