FESTA RELIGIOSA
I Babbaluti di San Marco D’Alunzio
di Graziella Lo Vano
 A
San Marco D’Alunzio, l’ultimo venerdì del mese di marzo, si svolge ormai da lungo
tempo, l’intensa festa religiosa legata ai riti della crocifissione di Cristo;
una delle più suggestive del genere. Non si conoscono le origini di questa
cerimonia religiosa che pare si perdano probabilmente nel medioevo. Lo studioso
siciliano Giovanni Meli, la inserisce agli inizi del 1600. Ma siccome
testimonia anche dell’esistenza di un libretto religioso: “officio solito
recitarsi” in tutti i venerdì di marzo e risalente al 1400, tutto ciò fa
presupporre l’esistenza del culto già nel 1400. Si effettua ogni anno, proprio
l’ultimo venerdì di marzo, a meno che la Pasqua non cada in questo stesso mese,
in tal caso la cerimonia viene anticipata al venerdì prima della domenica delle
Palme. Già a metà mattina, un’enorme folla composta da devoti, turisti e
studiosi del settore, si avvia per assistere alla solenne messa verso la chiesa
dell’Aracoeli, fondata dai Normanni, una delle più ricche di opere d’arte della
zona.
La
banda con le sue marce festose accompagna la funzione religiosa aspettando l’uscita
del SS. Sacramento dalla “porta fausa” (una porta laterale della chiesa), per
una breve processione che percorrerà parte della via Aluntina, e fare rientro
subito dopo questa volta dalla porta principale. Questi “passaggi” hanno un
particolare impatto emotivo, in quanto racchiudono una forte simbologia,
rappresentando un transito da un’atmosfera festosa a quella che immetterà a
pratiche penitenziali e funeree, in ricordo della Passione di Cristo. Infatti,
la banda che poco prima aveva suonato melodie festose, da questo momento
intonerà marce funebri. Intanto il Crocifisso – mirabile opera dell’artista Scipione
Li Volsi del milleseicento –, viene prelevato dalla sua cappella e sul sagrato
della chiesa issato sul fercolo insieme alla prestigiosa immagine dell’Addolorata
trafitta da sette spade.
Nel
frattempo trentatré uomini, quanti gli anni di Cristo – per voto o che hanno
ricevuto le sospirate grazie dal Divino – si sono diretti verso la Chiesa di
Santa Maria dei poveri o in qualche abitazione privata adiacente (in ogni caso
lontano dallo sguardo curioso degli altri fedeli), per indossare una
particolare tunica blu e un cappuccio dello stesso colore di forma conica che
nasconde tutto il corpo, lasciando liberi solo occhi e mani. Accade, però, che
sotto quel saio, alcune volte si nascondano anche delle donne anch’esse
desiderose di partecipare per devozione, per ringraziare o per chiedere qualche
grazia. Può succedere che i babbaluti per non farsi riconoscere, indossino dei
guanti. Infatti, c’è un riserbo estremo sull’identità di queste figure chiamate
anche “penitenti” (Sulla presenza e il perché dei penitenti negli annali
storici non si evidenzia però nulla. Alcuni ricercatori però, ritengono che la
loro presenza in seno alla cerimonia religiosa, sia un residuo derivante da un’antica
rappresentazione, probabilmente celebrata da una setta religiosa nel Medioevo).
I
babbaluti, dopo questa vestizione, con i piedi coperti soltanto da piruna (pesanti
calze di lana lavorate a mano), si avviano in corteo verso la chiesa dell’Aracoeli
ed entrano anch’essi dalla porta fausa, si genuflettono baciando il sacro
suolo, ottenendo con il pentimento una sorta di purificazione e rinascita, dopo
di che si posizionano alle quattro stanghe di legno che sosterranno il pesante
fercolo e il quadro della Madonna. Saranno, quindi, proprio loro a portare in
processione il fercolo del prestigioso Crocifisso. Uno solo però, procederà
posizionato all’indietro per rivolgere lo sguardo verso la Madre e il figlio
sulla Croce. Apre la processione la Confraternita dei SS. Quaranta Martiri, poi
il Fercolo del Cristo in Croce sostenuto dai Babbaluti che mentre avanzano con
una andatura particolare vanno ripetendo incessantemente l’invocazione “Signuri,
misericordia e pietà”, producendo da sotto il cappuccio un tono doloroso e
compunto.
Il
silenzio contrito che si crea attorno al lamento dei Babbaluti viene interrotto
dalle intonazioni funeree della banda, creando un forte momento di meditazione
tra la moltitudine che segue la processione. In ogni caso, anche la processione
del Crocifisso e dei suoi penitenti, si incastona, mirabilmente, tra le feste
più suggestive del meridione d’Italia, particolarmente ricco di queste mirabili
ricorrenze rituali della quaresima, con San Marco D’Alunzio (dall’antico nome
greco, Alontion), che si affaccia sul Tirreno e sulle isole Eolie a mostrare
non solo i suoi incantevoli paesaggi, ma anche le sue innumerevoli bellezze
architettoniche iniziando dal tempio di Ercole che accoglie entusiasti turisti
che lo visitano. Alla fine, dopo aver attraversato gli storici vicoli del paese
e aver fatto ritorno in chiesa, i babbaluti restituiranno i sai, che saranno
utilizzati l’anno successivo, come avviene già da anni, costituendo un legame
speciale formato da sacro e profano tra generazioni passate e future.
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