RECENSIONI LIBRARIE
PASQUALE ERMIO – COME ERACLE E IOLAO
di Redazione
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Pasquale Ermio è originario di
Nicastro (Catanzaro), classe 1963. Gli studi ragionieristici, prima, e la
professione di medico veterinario, dopo, non gli hanno impedito una formazione
umanistica e la passione letteraria, ampiamente, premiata; così, è per la
raccolta poetica come Eracle e Iolao,
ove, l’avverbio ‘come’ ha, volutamente, l’iniziale minuscola. L’aver vissuto
fra le sponde tra Scilla e Cariddi, fa dichiarare a Nicola Comunale Rizzo,
nella prefazione, di entrare negli spazi immensi della classicità del mito
greco in Sicilia, “in punta di piedi, per
sognare: lo spazio poetico”, riconoscendo al Nostro una predisposizione
istintiva completata con la sua formazione.
L’Autore, in premessa, espone
alcune riflessioni su come intendere
la poesia, in relazione a come si
intenda il senso della vita, lasciando le conclusioni alla sensibilità del
lettore; Egli, poi, nella introduzione rappresenta alcune figure mitiche (Idra,
Eracle, Iolao, il Granchio) per spiegare, l’uso di quell’avverbio del titolo,
ossia, questa sua opera è come una
fatica di Ercole. Infine, fra i ringraziamenti, dichiara di scrivere, anche,
per ritrovarsi. Noi proviamo a seguirne le orme.
Le poesie vanno dalla breve,
alla media lunghezza, dai versi sciolti e, generalmente, raccolti in strofe; in
esse vibra un linguaggio astratto; ma il Poeta sta nel concreto con due poesie
in dialetto calabrese, in omaggio alle sue origini, ai valori in cui crede,
esse ci riportano a tradizioni del nostro recente passato domestico, in
particolare: profumi di cucina che fanno sentire il calore della famiglia
intorno al desco (pag. 51), o l’uso di alcuni rimedi per profumare le case
(titolo a pag. 52).
Pasquale Ermio, nell’eponima
di, quasi, un centinaio di versi, mi pare che mostri un religioso timore nel “calpestare la sabbia/ di questa spiaggia”.
E basta solo questo per evocare, a me lettore, per estensione, quei luoghi che
ho indicato, come le due sponde, il rispetto dovuto in generale alle tradizioni
nostre, ai posti incantevoli, le due coste che si guardano come due innamorati
condannati a non congiungersi. Mi pare di potere dichiarare come corollario,
delle linee della morte e del dolore: così, una ‘elusa guarigione’ per la
presenza di “galoppanti metastatiche
sofferenze”; Napoleone e la sua fine; il teatro di Napoli, con in testa
quello di Eduardo (De Filippo). Il Poeta evoca la tragedia di Vermicino (10
giugno 1981), in cui il piccolo Alfredino viene inghiottito da un pozzo; ma,
anche, la memoria di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino: “Blindato salta nel gioco mortale./ minuto di rispettoso silenzio./
Onori, medaglie, colletti bianchi,/ agende mancanti.” (32); la vita
schiantata sull’asfalto come ‘fiore reciso’. Vive nella memoria un cane.
Dinanzi al dolore si rimane senza parole. A Spartacus associamo l’arena e i
gladiatori, e, anche, l’uccisione per divertimento. Parlarne sembra astratto,
ma qui le parole si fanno corpo.
Poesia di sentimenti, in cui l’incomprensione
è una barriera; ad alcuni lascia l’amarezza di rimanere inascoltati. Un disegno
di Piera Angela Corsaro, rappresentante “Kalòs kai agathòs”, un vecchio con
bastone che accosta una mano sul collo di un giovane robusto seduto su un
masso. Il Poeta indugia nel calduccio del letto prima di affrontare la
quotidianità, con il desiderio di evadere, desiderio che la poesia esaudisce. L’animo
si rasserena pensando a una località nei pressi di Lucca in compagnia della
sorella, o a uno strapiombo di Tindari. Alla fine del suo percorso ha trovato
che la vita non ha senso, senza amore: come quando “Ogni giorno,/ travolto e scosso dai silenzi,/ io ti sento eguale/ nel
pensarti.” (47), ed il parlarsi fa sentire vivi. Potremmo richiamare,
giusta il titolo, come Eracle e Iolao,
i due eroi per il loro stretto rapporto di amicizia, ma andremmo lontano.
“Le poesie di Pasquale Ermio sono agili trame di senso come se le porte della percezione fossero
ripulite e tutto appare un infinito che racchiude in sé la convergenza
tra drammatizzazione e liricizzazione. L’urgenza nervosa del verso e una certa
frenesia fisiologica guidano – con uno stile misuratissimo – la composizione in
un difficile equilibrio tra il confine rassicurante e, insieme, tragico delle
proprie radici e la consapevolezza di una materia astratta, dolorosamente, arsa
e incandescente.”*
Tito Cauchi
*Motivazione ottenuta al Premio Nazionale 2011,
Poesia Edita Leandro Polverini – Anzio, all’assegnazione del 3° posto nella sezione poesia astratta.
(NdA)
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