RECENSIONE LIBRARIA
Una narrazione che esalta l’epopea dei valori antichi di una Comunità: quella dello Stretto di Messina
di Redazione
 Una
scrittura discorsiva, semplice, naif che affonda le sue radici nel linguaggio
corrente, di getto, dei racconti dei nostri Padri. Al di là di una valutazione
sullo stile narrativo, ho inteso evidenziare quelli che sono i cardini del
narrato di Vittorio Torresi che fissano l’attenzione sui valori universalmente
riconosciuti che sono afferenti a un’epopea che aveva, come basilare, il valore
del rispetto della famiglia, dei genitori, del padre e della madre, indicati
dal Torresi come felicità superiore a ogni cosa. Un altro valore evidenziato
dallo scrittore è anche quello relativo all’amore, all’attaccamento alle
proprie radici, a quel mare, quell’area dello Stretto, di Miti e Leggende, uno
Stretto amaro e gioioso, tempestoso e solare, al tempo stesso. Pertanto, questa
narrazione, si configura quale operazione letteraria didascalica per le nuove
generazioni che hanno incarnato Miti diversi come Marylin Menson, la droga, il
consumismo esasperato dell’immagine a tutti i costi e il vile denaro, quali
conduttori verso gli unici templi sacri di felicità.
Ne
consegue che occorre guardare oltre la perfezione dello stile narrativo, per
meglio comprendere il narrato di Torresi; egli narra, racconta, racconta e
narra, come una matriovska, come in un “Beautiful narrativo”, un cunto de li
cunti; egli narra, come i nostri nonni, come un nostro amico “antico”, come un
Wikipedia ante litteram, si esprime su fatti, cose, situazioni, storie di
famiglie e alberi genealogici. Il tutto è condito con un’intensa nostalgia di
una memoria storica che Torresi vuole fissare, sedimentare; come un’ipallage
carducciana, il suo tramonto eoliano (che esalta la spettacolare e intensa bellezza
di un tramonto alle isole eolie, rappresentato dal Torresi- Fotografo) al
contrario, lo stesso risulta funzionale a fissare lo sguardo sul tramonto, sul
mare, come a volerci invitare, lo scrittore, a non fare tramontare mai quelli
che sono i valori della memoria storica e quei valori come l’educazione e l’amore
sviscerato per la propria terra che noi siciliani abbiamo ereditato dai Greci…Ecco,
in conclusione, Torresi vuole invitarci a riflettere che, perdendo memoria storica
e i quei valori cui egli fa riferimento, veramente, il mondo finirà col perdere
la sua bussola di orientamento, quello che Battiato definiva il “Centro di
gravità permanente”… “che non faccia cambiare idea sulle cose e sulla gente”. Maria Teresa Prestigiacomo #Maria
Teresa Prestigiacomo è docente d’Istruzione Superiore, critico d’arte e
letterario, giornalista iscritta all’ordine dei Giornalisti Nazionale, Roma,
Pluripremiata con il Premio Cartagine ad Hammamet, Sousse, Cartagena, Spagna,
Roma, al Teatro Valle, Premio Calderoni Stampa per il giornalismo Culturale e
la critica d’arte e letteraria…
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