LIBRI
Eleanor Oliphant sta benissimo: una storia di solitudine e amicizia
di Tiziana Santoro
 Il
romanzo di Gail Honeyman, “Eleanor Oliphant sta benissimo”, nasce dalla
riflessione dell’autrice su due concetti: la solitudine e le relazioni. Il
punto di partenza, dunque, mette a fuoco due problematiche del nostro tempo, ma
tutta la trama ripercorre i giorni buoni, i giorni brutti e i giorni migliori
della protagonista. Eleanor potrebbe essere una ragazza qualunque sui 30 anni:
capelli lisci lunghi, naso sottile ed occhi troppo grandi, taglia 40. Tratti
distintivi? Una cicatrice sul viso causata da un incendio, quando aveva solo 10
anni. La protagonista è sempre sicura di sé, odia le convenzioni sociali,
esprime la sua opinione senza filtri, ha scarsa consapevolezza di se stessa.
Gli altri non hanno accesso alla sua vita, ai suoi pensieri, ai suoi sentimenti
e non conoscono nulla del suo passato. Le buone giornate di Eleanor si svolgono
metodicamente: benché laureata in lettere classiche, accetta di lavorare in
ufficio, dove si trattiene dalle ore 8.30 sino alle 17.30; torna a casa in bus;
si accomoda nel suo appartamento e consuma un pasto economico, rapido e
semplice.
A
Eleanor bastano una pentola, un piatto, un libro e la pizza del venerdì sera,
acquistata nel locale dietro l’angolo. Eleanor è “una creatura che razzola in
libertà”, per sua stessa ammissione, è “un’entità autosufficiente”; ma un
dolore lontano nel tempo affiora ogni notte e la tormenta. Allora, Eleanor è
costretta a “rifugiarsi nella stanza bianca della sua testa, quella del colore
delle nuvole”. Così, la protagonista consuma le sue giornate, convivendo con la
sensazione di essere un frammento della sua immaginazione, senza sentire alcun
legame con la terra, legata al pianeta da fili sottili come quelli di una
ragnatela; consapevole che basterebbe bastato un colpo di vento per strapparla
del tutto e trascinarla via. Schiva con i colleghi, lapidaria e “troppo sincera”
per trovare uno spazio sociale che fosse a sua misura, un giorno Eleanor vede
Johnnie mentre si esibisce. Il musicista è bello, elegante e ha occhi ipnotici.
Quanto basta per far nascere in lei “l’illusione di un amore” che possa
salvarla consacrandola alla “normalità”.
Per
lui, Eleanor inizia una trasformazione verso l’ordinarietà: trucco, vestito
alla moda, capelli corti nel vano tentativo di “camuffarsi con successo da
donna umana”. L’unico merito di Jonny è di aver creato in lei una crepa emotiva
in cui si insinuano il collega Raymond e il vecchio Sammy. Due incontri
avvenuti suo malgrado, infatti, proprio quando aveva inventato l’ennesima scusa
bizzarra per non intrattenersi a parlare con Raymond; si è trovata coinvolta
insieme a lui nel salvataggio del vecchio Sammy in preda a un infarto. L’ingresso
in società per Eleanor coincide con una mancata sciagura: in principio, insieme
a Raymond, va a trovare Sammy in ospedale, poi si ritrova alle feste di
famiglia del vecchino o a far visita alla mamma del collega. I nuovi amici
inaspettati non la giudicano, la accettano così com’è, tirano fuori la sua
versione più felice e comica.
Raymond
è goffo, gentile, un disastro nell’abbigliamento e con le donne. Gli piace la
compagnia di Eleanor e pranzare con lei, poco importa se la protagonista
considera il Natale il “festival dello shopping”, se non ha mai capito perché “l’istituzione
del matrimonio poggi sulla lista di nozze” e perché l’ora di educazione fisica
impone “il rigore della tuta e i giri di campo”. A Raymond, le stranezze di
Eleanor piacciono e lo rallegrano. La protagonista è colta di sorpresa, ma
accetta che il collega le faccia da guida in società: con lui impara a fare i
regali, ad accettare gli inviti alle feste, a ballare e a praticare tutte
quelle piccole azioni che suscitano reazioni sincere e generose negli altri. In
un contesto in cui le possibilità della vita sembrano infinite, arriva anche la
proposta di una promozione a lavoro, che accetterà grazie al sostegno e alla
fiducia di Raymond. Sino a quel momento, Eleanor non era riuscita a trovare
nessuno che fosse adatto agli spazi che si era creata dentro di lei. Tuttavia,
il dolore era sempre in agguato e presto si sarebbe manifestato in maniera più
violenta.
Un
giorno, Raymond trova la sua amica chiusa in casa, svenuta e riversa nel vomito
dopo aver ingerito alcol e farmaci. Quando l’illusione dell’amore con Johnnie
tramonta e la verità si manifesta in tutta la sua crudezza, Eleanor si scopre
sola e vulnerabile. C’è un segreto nella sua vita che non può più restare
irrisolto: la voce denigratoria di una madre che le ronza in testa, un incendio
doloso, un lutto e continui trasferimenti da una famiglia affidataria all’altra
si susseguono, confusamente, nella sua testa, sino a quando una psicologa non
la aiuterà a riscoprire la sua dimensione sentimentale e a fare i conti con i
suoi bisogni emotivi. Con l’aiuto della dottoressa, Eleanor riesce a mettere
ordine nei suoi ricordi e a venire in contatto col suo dolore più profondo. I
giorni migliori della protagonista ripartono da qui: dopo il distacco dal
passato, Eleanor trasforma la rabbia in consapevolezza di sé e matura in lei la
fiducia nel cambiamento e nell’autorealizzazione.L’ultima
immagine che rimane al lettore è quella di un abbraccio affettuoso tra Eleanor
e l’amico Raymond. Più che un romanzo sulla solitudine, questo è un romanzo di
amicizia sincera, disinteressata, che restituisce ai lettori fiducia verso gli
altri e che educa alla gentilezza e alla generosità; un contrastante antidoto
contro l’indifferenza e l’anaffettività dei nostri tempi moderni.
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