RECENSIONE
“Io e te”: la storia di due solitudini
di Tiziana Santoro
 “Io
e te” è la storia di due solitudini, scritta da Niccolò Ammaniti. “Io e te”
sono rispettivamente Lorenzo e Olivia: un fratello e una sorellastra. Il primo
è un adolescente cresciuto in una famiglia borghese. Il padre è un uomo dedito
al lavoro e riservato, la madre è una donna iperprotettiva. Nel nucleo
familiare d’appartenenza, Lorenzo vive confortato e protetto, tuttavia, rifiuta
di entrare in relazione con i propri coetanei. La tata casertana diceva di lui
che cresceva come le piante grasse: senza disturbare e che gli bastavano appena
un goccio d’acqua e un po’ di luce. Per la maestra, Lorenzo sembrava uno che
stesse alla stazione in attesa di un treno che lo riportasse a casa. La
sorellastra, invece, era nata da un primo disastroso matrimonio. Olivia era l’estranea,
la sconosciuta, l’argomento tabù di cui non si poteva parlare e che, tuttavia,
pesava nei silenzi del padre. La ragazza era assente eppur presente nelle
conversazioni scomode e accennate tra i genitori.
Il
romanzo di Ammaniti è la storia della guarigione di Lorenzo, un ragazzo a cui
lo psicologo aveva diagnosticato un disturbo narcisistico e antisociale,
combattuto tra l’ansia di soddisfare le aspettative della madre e il desiderio
di essere se stesso, nonostante il giudizio spietato dei suoi coetanei. La
madre desiderava che Lorenzo avesse degli amici e che andasse a scuola
volentieri, lui rifiutava il contesto scolastico e lo viveva come un’imposizione.
In principio, il ragazzo operava la sua resistenza contro l’omologazione e il
branco, poi ha messo in atto la “tecnica della sopravvivenza” e in un “mondo di
vespe”, benché si sentisse “una mosca”, aveva imparato a consegnare i compiti
in bianco e a rispondere ai professori. Nessun successo sociale per Lorenzo, ma
un quieto vivere che lo preservava dal giudizio dei coetanei. Un giorno,
tuttavia, Lorenzo racconta una bugia alla madre: la compagna di classe più
gettonata lo aveva invitato a trascorrere insieme ai compagni una vacanza sulla
neve. Davanti all’entusiasmo materno, l’unica azione possibile era la
simulazione.
A
Lorenzo, non rimane altro da fare che nascondersi per una settimana in cantina,
un’area di confort creata a sua misura: ricca di bibite, cibo spazzatura e
videogiochi. Nel mondo di Lorenzo, però, irrompe a sorpresa Olivia. Una ragazza
bellissima, astuta che impone la sua presenza e con cui Lorenzo è costretto a
convivere. Olivia si aggira nella cantina come un fantasma: vomita, sviene, si
contorce, suda, si abbatte sfinita sul letto. Allora Lorenzo capisce. Olivia è
una tossicodipendente in crisi d’astinenza. La sorellastra gli confida che sta
provando a disintossicarsi e a superare il dolore per aver venduto se stessa in
cambio di una dose di eroina. Quando Lorenzo vede soffrire Olivia, qualcosa
dentro lui si spezza esce da se stesso e capisce che solo lui può aiutarla. L’io
narcisistico si infrange, perché Lorenzo deve fare i conti con Olivia. Così,
trova il coraggio di uscire dalla cantina e di infiltrarsi nella casa di riposo
della nonna per prendere i sonniferi necessari alla sorellastra per avere un po’
di sollievo.
Lorenzo
non amava andare a trovare la nonna insieme ai genitori. Pensava che fosse
imbarazzante essere visti quando si stava male e che la morte è una cosa che si
debba affrontare da soli. La situazione gli impone, tuttavia, di interloquire
con la nonna e raccontarle una storia per distoglierla dalle sue sofferenze.
Ancora una volta, Lorenzo è costretto a entrare in relazione e a cedere ai
bisogni di chi ha davanti. Per accontentare la nonna, Lorenzo cambia il finale
del racconto contravvenendo alle sue convinzioni. Lorenzo, infatti, odia il
lieto fine, i perché e la morale comune che vuole che ogni cosa, al termine, si
collochi necessariamente al suo posto, come se la vita vissuta avesse meno
importanza della morte. Interrotto dall’arrivo dell’infermiera, Lorenzo torna
in cantina per prendersi cura di Olivia. Intanto, si attuava la sua
metamorfosi: il ragazzino coraggioso, nella sua tana, proteggeva Olivia e con
lei parlava e imparava a essere se stesso, senza temere il giudizio altrui.
Olivia, da parte sua, gli raccontava di quando era piccolo, della vacanza a
Capri e lo coinvolgeva nel canto e nella danza.
Lorenzo
odiava il ballo, tuttavia, ballare con Olivia lo rendeva felice, empatico,
fiducioso verso il futuro. Il giorno dopo Olivia e Lorenzo si sarebbero
salutati, ma il ragazzo avrebbe aperto la sua vita agli altri, non avrebbe più
avuto paura di confrontarsi, di esprimere le proprie opinioni, di decidere per
se stesso. Più incerto il destino di Olivia, forse in fuga per rintracciare a
Bali un vecchio amore, si sarebbe compiuto solamente dieci anni dopo. La
promessa di un futuro incontro tra fratelli si concretizza nella sala di un
obitorio, quando a distanza di anni, Lorenzo viene chiamato dalle autorità
giudiziarie per effettuare il riconoscimento del cadavere di Olivia. Un ultimo
abbraccio fraterno e il destino di Olivia è già concluso: è stata trovata morta
per overdose in un bar della stazione, in Friuli; l’unico riferimento
telefonico che portava con sé riconduceva a Lorenzo.
Incapace
di salvare se stessa, cresciuta senza l’amore di una famiglia, costretta a
vivere di espedienti, Olivia è un personaggio positivo, irrompe con le sue
fragilità nel romanzo e “moderna Beatrice” aiuta Lorenzo a compiere il suo
viaggio salvifico. Non è la protagonista, tuttavia, è il personaggio chiave del
racconto, è colei che tutto muove, che riaccende la speranza e innesca il
cambiamento. Anche Olivia compie il suo destino, entrando in relazione con
Lorenzo, smette di vivere nella paura, ritorna per un po’ bambina e finalmente
riceve le cure di cui ha sempre avuto bisogno e che non ha mai ricevuto in
famiglia. “Io e te” non è solo un romanzo di formazione per adolescenti, è il
racconto di due solitudini che vivono nel difficile contesto sociale moderno,
in cui l’istituzione scolastica e la famiglia sono in crisi e inadeguate a
fornire risposte alle esigenze e alle fragilità dei giovani. Lorenzo e Olivia
sono soli e non gli rimane che resistere insieme, stretti in un ballo. In
conclusione, dunque, nessun finale che mette a posto le cose, ciò che conta
veramente in questa narrazione è la vita, è ciò che sta in mezzo, è l’empatia
di un abbraccio che è salvezza.
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