mercoledì 10 gennaio 2018
STORIA
Messina negli opuscoli turistici francesi e tedeschi del 1907
di Pina Asta
 “Messina porta della
Sicilia”, si leggeva negli opuscoli turistici dell’ormai soppresso Ente
Provinciale del turismo, ma come ci rappresentavano cento anni fa gli editori
stranieri che si occupavano di guide tascabili per viaggiatori tedeschi o
francesi? Interessante è, ad esempio, la lettura del volume “Italie
Meridionale: Sicile… manuel du voyageur”, di Karl Baedeker, pubblicato a Lipsia
e Parigi nel 1907, che ci fa un quadro dettagliato della Città dello Stretto
alla vigilia del grande sisma che sconvolse tutto il territorio. Nel lontano
1907, gli hotel consigliati in Via Garibaldi erano il “Vittoria” e il “Trinacria”,
con camere tranquille con vista sul porto. Un consiglio prezioso per i turisti
era, però, quello di concordare preventivamente il prezzo, onde evitare
spiacevoli sorprese.
Vicino alla
Cattedrale, in Via San Giacomo, sorgeva il “Continental”, mentre in Via Primo
Settembre, l’Hotel “Belvedere” offriva camere luminose. Altri alberghi? Il
viaggiatore poteva scegliere tra l’“Europa” di Via Garibaldi e il “Venezia”,
situato nella strada della Neve o il Francia, vicino alla stazione. Buona anche
l’offerta di Ristoranti: Il “Caffè Duilio”, Via Garibaldi 133, ben frequentato
da ufficiali, la Trattoria “Venezia”, sempre in Via Garibaldi, ma al civico
109, il “Caffè Nuovo”, vicino al Teatro “Vittorio Emanuele” e al Municipio,
frequentato da signore eleganti, il “Caffè del Corso”, in Corso Cavour 225. In
estate, il mitico “Chalet”, sulla riviera, nelle afose serate estive, offriva
concerti e serate danzanti. Non mancavano le pasticcerie, tra cui veniva
segnalata la “Germanica”, in Via San Camillo 34, di fronte alle Poste. La Città
era, adeguatamente, servita da mezzi pubblici.
Nella guida, si
segnala il tram way a vapore, con partenze frequenti dalla Marina verso il
Faro, fino a Barcellona. Ottimamente collegato, il Cimitero (stazione Gazzi),
con circa cinque corse giornaliere. La stazione centrale, con una buona
ristorazione, accoglieva i viaggiatori con un servizio di facchini con tariffe
che andavano dai 10 centesimi per la valigia, fino a 50 centesimi per un baule
di 50 chili. I controlli sulle merci trasportate “sono superficiali” suggeriva
la guida turistica. Principali istituti di credito: La Banca commerciale di Via
Garibaldi 167, il Banco di Sicilia, nei pressi del Municipio, e, naturalmente,
le agenzie di cambio valuta: Fratelli Grosso e Letterio Chillemi. Il clima di
Messina mite e dolce, tuttavia piuttosto umido, era sconsigliato per i soggetti
affetti da reumatismi o malattie polmonari, specie per coloro che erano
sofferenti di tubercolosi, patologia, ahimè, comune per quei tempi.
Nel 1907, Messina
contava ben 90.070 abitanti ed era sede di una Corte d’Appello, un
Arcivescovado e di una Università. Quest’ultima aveva ben 650 iscritti, in un
periodo in cui molto diffuso era l’analfabetismo ed una preziosa biblioteca di
ben 35.000 volumi, 778 manoscritti, un gabinetto di storia naturale e resti
romane, iscrizioni greche e arabe, capitelli bizantini. Nella guida, era
segnalata la presenza di un custode, ma che era possibile sbirciare tramite, un’inferriata
di un cancello, tutta la zona dei resti archeologici. Altre mete ideali per il
turista: la Marina, la Via Garibaldi, il Corso Cavour e la Via dei Monasteri,
la Piazza della Cattedrale con la Fontana del Montorsoli, la Chiesa di SS.
Annunziata dei Catalani, la chiesa dell’Indirizzo in Via Cardines con un
dipinto della Vergine di Antonio Catalano il vecchio, quella della Maddalena,
grande chiesa cominciata nel 1765 da Carlo Marchioni, teatro di una terribile
battaglia nel 1848 tra la guardia svizzera e il popolo in rivolta durante i Moti
risorgimentali.
Partendo, poi, dall’imponente
costruzione dell’Ospedale Civico, dopo aver percorso la Via Portalegni, il
viaggiatore arrivava alla Strada dei Monasteri, sede di numerosi conventi e
quindi alla Chiesa di San Gregorio, per visitare la quale, si suggeriva di
bussare alla porta di sinistra. All’interno, una Vergine con i Santi del
Guercino, all’altare di sinistra San Gregorio, a quello di destra santa Silvia
portata dalla Vergine. Altra escursione consigliata, verso Villa Guelfonia, per
ammirare lo splendido panorama dello Stretto e attraverso la strada dei
Monasteri, il Monte di Pietà e la Chiesa della Confraternita della Pace che
custodiva nella sua sacrestia un quadro della Scuola di Antonello da Messina, a
fianco il Palazzo Grano.
Al turista, veniva
consigliata poi una visita al porto, per ammirare la Palazzata, la Fontana del
Nettuno e il mercato del pesce, con una grande varietà di specialità ittiche
dello Stretto e la Dogana. Suggerite, poi, per i più coraggiosi, le visite al
Campo Inglese, Antennamare, con la bella cappella dedicata alla Vergine. Più
lineare il percorso lungo la riviera, per ammirare le campagne del Ringo, fino
al convento di San Salvatore dei Greci dell’Ordine di San Basilio, la Chiesa di
Grotte, costruita, secondo la tradizione, sopra un antico tempio dedicato a
Diana. Tra i ristoranti, il turista era invitato a gustare le specialità della
Trattoria “Napolitana”, sul Lago di Ganzirri, posto raggiungibile tramite il
tram che allora arrivava a Barcellona. Per gli amanti della campagna e dei
boschi, un itinerario alternativo era quello che, partendo da Torre Faro,
toccava i villaggi di Faro Superiore, Curcuraci, il Campo Inglese, muovendosi
tra le morbide colline di Massa San Giovanni, Massa Santa Lucia, fino ad
arrivare a Castanea, molto segnalata per la bellezza del suo patrimonio
artistico e ambientale e per una buona trattoria.
Naturalmente, era
raccomandata la traversata da Messina alla costa calabra. “Il panorama della catena delle montagne
dell’isola e l’alta piramide dell’Etna è veramente grandioso. L’escursione era facilitata
da battelli a vapore che
trasportavano anche i treni, con cadenza di 4 corse giornaliere, con un costo
di circa 1 franco. Più cara la gita a Palmi e al Monte Sant’Elia, (2 franchi e
30 centesimi andata e ritorno). In circa due ore, mezza di ferrovia, al prezzo di 12 franchi e 25 si poteva raggiungere
Catania. Più comoda la gita a Taormina (da visitare, soprattutto, nelle prime
ore del mattino o al tramonto, per coglierne gli scorci più suggestivi) tramite la stazione di Giardini,
con treni espressi che viaggiavano in coincidenza con quelli provenienti da Napoli”. L’autore della
pubblicazione concludeva che nessuno avrebbe rimpianto di aver consacrato molte
giornate a queste località tra le più belle della Sicilia, non immaginando che
di lì a poco tempo sarebbero state sconvolte dal sisma del 28 dicembre 1908.
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