LA STORIA DEL GABINETTO DI LETTURA
SOTTOPOSTO ALLO SFRATTO IL GABINETTO DI LETTURA VANTO DELLA NOSTRA CITTÀ
di Andrea Bambaci
 La Memoria
sui Gabinetti di Lettura, del palermitano Salvatore Costanzo, pubblicata
nel 1839 nel “Giornale di Scienze, Lettere ed Arti” (anno 17, vol. 65, Palermo),
è da stimolo per saggiare l’aspetto associativo sotto la bandiera comune della
cultura, che fu uno dei più importanti espressi dall’illuminismo.
Fermento culturale di vasta portata che produsse un gran numero di organismi
culturali, tra questi i Gabinetti di Lettura. Essi contribuirono, efficacemente,
a diffondere la cultura in Europa perché, come scrisse Costanzo “Non potendo ognuno aversi l’agio di
acquistare le opere più recenti ed importanti, od i fogli letterari più
rinomati, che vengono, a mano a mano, in luce, le pubbliche biblioteche non
potendo sempre trovarsi pronte al comun servigio, si sono nei più colti e
civili paesi di Europa fondati Gabinetti di Lettura, in cui possono venire a
leggere o studiare tutte le persone colte e gentili in quelle ore del giorno,
che meglio lor piaccia…”.
Persino a Kecetscherkesk, capoluogo dei
cosacchi nomadi del Don, ne fu fondato uno da Andrè Denisow (vedi Revue Encyolopedique, vol. 2, p. 164). In
Sicilia questi centri di aggregazione culturale, definiti, anche, biblioteche
popolari, ebbero un consistente sviluppo: il primo Gabinetto di Lettura fu
fondato a Catania, nell’agosto del 1827, dagli stessi soci dell’Accademia “Gioenia” che, di fatto, ne avevano il controllo.
A Palermo, nel 1833, il “Giornale di
Scienze, Lettere ed Arti”, con la decisa direzione dell’illuminista barone
Vincenzo Mortillaro, risorse a nuova vita (vedi “Giornale di Scienze, Lettere
ed Arti”, per la Sicilia, aprile 1833), contribuendo, così, a stimolare e
spingere “i siciliani intelletti
nell’onorata palestra degli studi (…), talché ognuno cominciò a mostrarsi avido
e della lettura de’ fogli letterari, e dell’acquisto di nuovi libri, e di tutti
gli oggetti da cui si fosse potuta cavare qualche sorta d’istruzione”. L’idea
si diffuse in fretta, tanto che in ottobre fu aperto il “Gabinetto di Lettura”
palermitano per opera dei signori Emerico Amari e Vito Ondes-Reggio; con
ostinazione e sacrifici economici, radunarono dei soci in grado di assicurare
il mantenimento delle spese annue del circolo. Per l’incremento e una regolare
gestione dell’associazione, alcuni soci si procurarono gli Statuti dei
Gabinetti di Piacenza e di Ginevra; ma esaminati, attentamente, questi
concordavano nei principali articoli con la bozza di Statuto fatto da Amari e
Ondes e rielaborata da un apposito comitato di soci.
Nonostante, l’aumentato interesse per le
varie discipline della conoscenza, alcuni progetti, come la compilazione di un
giornale scientifico e letterario del Gabinetto palermitano, non furono
realizzati e ciò, scrive Costanzo, “..
chiaramente, appalesa come i siciliani siano volenterosi nel bel fare, ma che
pure, spesso, mancano di quello spirito di associazione, che, altrove, porta
innanti le più belle ed utili imprese”.
Nel frattempo, sul finire del 1834, sull’esempio
di Catania e Palermo, per dare maggiore vigore culturale all’antica e
prestigiosa Accademia “Zelantea” di
Acireale, gli accademici si prodigarono dando vita a un Gabinetto di Lettura.
Dal principio quel sodalizio fu per pochi, perché, come avvenne a Catania, fu
influenzato, restrittivamente, dai soci dell’Accademia.
A Palermo, nel 1836, il barone Vincenzo
Mortillaro volle istituire un nuovo Gabinetto nella sede del Giornale
Letterario, ma, nonostante, la sua prodigalità nel fornirlo, abbondantemente,
di giornali letterari nazionali e stranieri e di libri che si pubblicavano in
Sicilia e l’adesione di un discreto numero di eletti soci, fu poco frequentato.
Il Caffè della Rotonda a Trapani, fu dotato,
nel 1836, di giornali italiani e stranieri, utili alla diffusione delle nuove
conoscenze e fermenti letterari: ma il Caffè, più che altro, era un luogo per
conversare, negoziare affari e gestire litigi; in definitiva, non ebbe, mai, la
peculiarità dei Gabinetti di Lettura.
“Ma
qui ci duole il rammentare – conclude l’autore – che Messina, città fiorente pel commercio e per le lettere, manchi,
tuttora, di un Gabinetto di Lettura. Al 1835, taluni bravi messinesi fecero
divisamento di fondarne uno, e, anche, dimandarono copia conforme degli Statuti
del Gabinetto di Palermo per modellare forse su di questi il loro”.
Difatti, nonostante gli sforzi del socio
promotore Carmelo La Farina, la lodevole impresa non ebbe seguito, se non
alcuni anni dopo, come attestato da Costanzo: “Intanto, trovandosi, ancora, in composizione di stampa questa mia
memoria ci perviene notizia essersi in Messina ripristinato il pensiero della
istituzione di un Gabinetto, e s’egli è vero, noi ce ne rallegriamo di tutto
cuore, e ci piace che vengano a compimento i nostri voti, ché, in fine,
dobbiamo, sempre, rammentarci quanto scrisse un egregio poeta della stessa
bella Messina parlando di Sicilia nostra: È qui come il dolor l’ingegno è
antico”.
Il Gabinetto Letterario e il Gabinetto di
Lettura di Messina.
Nel 1839, su iniziativa di Raimondi,
principe Del Palco e marchese Del Pozzo, illustri personaggi messinesi,
fondarono il Gabinetto Letterario, in alcuni locali del palazzo dei Minoriti in
piazza Duomo, con lo scopo di interagire nello studio, conoscenza e scambio
delle nuove idee scientifiche e letterarie sul modello della Società Nazionale.
L’effetto sarebbe stato uno stimolo a rafforzare il celato sentimento di
libertà, rivelato nei moti antiborbonici del 1847-1848.
Nella stessa piazza, il 30 maggio 1845 era
stata collocata, solennemente, la statua bronzea di Ferdinando II di Borbone,
opera dello scultore P.A. Tenerani, a fronte della statua equestre secentesca
di Carlo II di Borbone, opera del Serpotta. In tempi diversi “qualcuno di bello
spirito” turò con della bambagia le orecchie della statua di Ferdinando: una
protesta simbolo per la libertà di stampa, e la testa della statua di Carlo II
fu incoronata con un pitale. Di questi e altri fatti, la polizia borbonica
imputò i Carbonari, Massoni e Repubblicani del Gabinetto Letterario. Dopo il I
Settembre 1847, quel “covo di sovversivi” fu soppresso dalle autorità
borboniche.
Fatta l’Unità d’Italia nel 1861, tre dei
soci superstiti del Gabinetto Letterario: il prof. Michele Basile, il cav. G.B.
Calapai ed il sig. Paolo Bruno, accolsero l’invito di Giuseppe La Farina a
istituire sulle ceneri del disciolto sodalizio, un Gabinetto di Lettura con le
stesse finalità di quelli, già, operanti in altre città. Con venticinque
adesioni fra i più colti e apprezzati cittadini, fu fondato il circolo nei
locali di destra a piano terra e primo piano del teatro V. Emanuele, già, Santa
Elisabetta.
Ben presto i soci intesero la cultura e l’informazione
come occasione inscindibile da equilibrate scelte politiche e sociali nell’interesse
della città e della Nazione. L’intensa e qualificata attività culturale del
circolo ebbe notorietà anche all’estero. I soci (oltre mille e di cospicuo il
numero di rappresentanti, le comunità straniere residenti a Messina, nonché,
ospiti, studiosi, artisti, imprenditori, etc., residenti, temporaneamente, in
città) avevano agio in ampi ed eleganti locali, di leggere i più importanti
quotidiani, riviste scientifiche e letterarie e quant’altro veniva pubblicato
in Italia e all’estero. Con le stesse finalità la biblioteca, sin dalla sua
costituzione, è stata incrementata con libri esteri soddisfacenti di svariati
interessi.
La biblioteca, per Statuto aperta al
pubblico, è stata incrementata con donazioni e lasciti, ma, soprattutto, con
acquisti di libri rari sulle vicende storiche di Messina, della Sicilia e del
resto d’Italia, tale da costituire un importante patrimonio culturale e di
testimonianze uniche, come ad esempio, la cospicua raccolta di documenti sulla
rivolta antiborbonica del 1847. Questi preziosi documenti in formato digitale
fanno parte integrante dei documenti conservati nel Museo Storico del
Risorgimento Italiano di Roma. A Messina, in occasione della “Notte della
Cultura” del 25 febbraio 2012, saranno esposti, presso la Soprintendenza ai
Beni Culturali.
Nel terremoto del 1908, perirono parecchi
soci e la perdita di oltre tremila volumi, tra cui incunaboli, cinquecentine e
manoscritti, migliaia di opuscoli e intere collezioni di giornali e riviste.
Sul finire del 1913, il circolo fu
trasferito dai locali provvisori di via Ugo Bassi, nella attuale sede di via Sacchi,
isol. 88, a Messina.
La II Guerra Mondiale causò ulteriori
ingenti danni al patrimonio del circolo, sanati con tenacia dai vecchi e nuovi
soci. Nel 2009, è stata ripristinata la pubblicazione”Il Maurolico” Giornale di
Storia Scienze Lettere e Arti, antico periodico edito dal Gabinetto di Lettura.
I bombardamenti della II Guerra Mondiale
causarono notevoli danni alla biblioteca, arredamento, oggetti d’arte e altro;
ancora una volta, con l’aiuto dell’Istituzione comunale, il circolo potè
rinascere a nuova vita.
Nel 2011, il Gabinetto di Lettura, quale
araba fenice nella sua lunga storia, ha festeggiato, in modo adeguato, alla
propria tradizione pubblicando il libro “150° anniversario”.
Il nostro Gabinetto di Lettura, unico in
Italia, deve essere un onore e vanto della città.
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