PERSONAGGI
Salvatore Trimarchi: “In fondo al Viale”
di Alfonso Saya
 Tra
tanti personaggi illustri, di cui Messina può andare fiera, bisogna annoverare
Salvatore Trimarchi, un cantautore che ha portato Messina alla ribalta
nazionale e internazionale con le sue tante belle canzoni che, negli anni ‘60 e
‘70, sono state foriere di tante serate danzanti nelle terrazze della nostra Città.
Basterebbe ricordare quella che si può considerare “l’emblema” della canzone
messinese, “In fondo al Viale”,
incisa dai Gens nel 1969 e riprodotta in 250.000 copie di dischi venduti in
tutta Italia. Una canzone indimenticabile rimasta sulle labbra, nel cuore e
nella mente dei tanti messinesi che, allora, l’hanno “vissuta” con orgoglio, perché
parla della nostra Città in cui ciascuno si poteva identificare. Il testo parla
del Viale San Martino che, da sud verso il centro, portava al famoso Ritrovo “Irrera”
di Piazza Cairoli. Quel motivo di “In
fondo al Viale” rimane, nel nostro immaginario, un ritratto bello, nostalgico,
incisivo della nostra bella Città in musica.
Questa
canzone è stata ispirata all’autore, mentre aspettava l’unico autobus che,
allora, girava per le strade della nostra Città. Una canzone – ripeto –
indimenticabile, la nostra canzone che è stata riproposta nell’ultima nota trasmissione televisiva “Una rotonda sul mare” e al nostro cantautore
gli sono stati attribuiti calorosi applausi e riconoscimenti. I tratti più
salenti che lo contraddistinguevano erano la spontaneità e la semplicità. Parlare
di lui significa ripercorrere, a ritroso, la Messina di quegli anni, per cui un
fremito generazionale sfiora la pelle, la cosiddetta “pelle d’oca”, a coloro
che sono cresciuti in quella temperie e si ricordano gli infiammati comizi
politici di Piazza Cairoli, il via vai delle belle ragazze in fiore, i
romantici balli della “mattonella”. Sulle ali della memoria di un dolce
amarcord corrono, con tanta emozione e nostalgia, i ricordi di una Città
bellissima, ordinata, pulita nell’anima e nelle cose che i giovani di oggi non
possono sognare... ben altri sono i loro sogni.
L’anima
di Messina di allora, nastro sinuoso che si snoda tra il mare e le colline, che
sono state massacrate dalla speculazione edilizia, era costituita dal
bellissimo Viale San Martino, non c’era il tram che si prolungava ed era un bel
colpo d’occhio fino a Provinciale, non era, quindi, soffocata dalla Villa
Dante, il salotto buono era il famoso Bar-Ritrovo “Irrera”, sempre gremito fino
a tarda notte. Era il “Locale In”, caratteristico era l’imponente bancone
adorno delle opere in ceramica dello scultore Mazzullo e l’inappuntabile
esercito dei camerieri che si destreggiavano fieri ed eleganti tra i tavolini
affollati a tutte le ore.
Le
signore sfoggiavano i loro gioielli e le loro acconciature fresche di
parrucchiere, a braccetto con i mariti passeggiavano allegre e spensierate, i
giovani, seduti ai tavolini, sorbivano il gelato alla fiamma, la banana allo
spiedo, e c’erano i giornalisti a caccia di divi, tra i tanti, Geri Villaroel
che oggi è un affermato scrittore, autore di un volume sulla Messina degli anni ‘50. Era, insomma, un’altra Messina
che il nostro cantautore Salvatore ci fa evocare.
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