TAORMINA
Una storia irlandese in Sicilia
di Enzo Farinella
 A
Nord di Kilkenny e a Ovest dell’Irlanda, c’è la Contea di Mayo, un territorio
mozzafiato. Campi di torba si alternano a paddocks verdi sotto un cielo grigio.
Raggi di sole, spesso, li illuminano di un raro e indescrivibile splendore
dorato. Bovini e ovini vi pascolano indisturbati, senza la presenza di alcun
pastore. Accanto, la vita di piccoli borghi e case rurali disseminate tra
colline gentili scorre quasi fuori dal tempo, scandito da una pigra
pioggerellina. Centri più popolati si stagliano nella notte tra laghi e monti
che si profilano in lontananza. Su tutti si eleva il Croagh Patrick, il monte
su cui San Patrizio – si dice – abbia digiunato per 40 giorni e 40 notti, prima
di iniziare la sua attività missionaria in Irlanda.
Questo
maestoso e piramidale Croagh Patrick richiama un po’ l’Etna. Un punto in comune
tra le due Isole d’Irlanda e Sicilia. Un simile legame lo si ritrova nei due
mari: il Mediterraneo e l’Oceano Atlantico dalle cui acque nascono queste
montagne. Fu ai bordi di Lough Furnace, nel recinto dell’abazia di Burrishole,
con Croagh Patrick all’orizzonte, appena 30 km lontano, che abbiamo ascoltato
una storia, racchiusa oggi in un affresco del lussoso “San Domenico” Palace
Hotel di Taormina, protetto dalla grande piramide dell’Etna. Le rovine dell’abazia
si ergono ancora accanto al ruscello che, sgorgando da Lough Furnace, forma la
mistica baia di Clew, un tempo teatro di navi e commercianti, per perdersi poi
nell’Atlantico. Il nobiluomo Richard ‘in iron’ de Burgo la fondò su terreno di
sua proprietà per i frati domenicani nel 1469. Lui stesso vi si ritirò nei
giorni della sua vecchiaia e vi morì.
Lo
splendore e l’importanza di questa abazia dovevano essere particolari, a
giudicare dal meraviglioso calice d’argento di cui le fecero dono Thomas de
Burgo, nipote di Richard, e la moglie Grainne. Questo calice adesso lo si può
ammirare nel Museo Nazionale di Dublino. Duecento anni dopo la fondazione del
sito monastico di Burrishole, due nobildonne, Honoria de Burgo e Honoria
Magaen, divennero sorelle del Terzo Ordine di San Domenico. È proprio la storia
di queste due consorelle che l’Hotel San Domenico protegge e tramanda.
La
cornice storica è quanto mai interessante. Si era, allora, ai tempi delle
cosiddette “Leggi Penali” in Irlanda, quando i dominatori inglesi, durante
quasi tre secoli, non permisero agli irlandesi di esercitare la propria libertà
religiosa e i propri diritti fondamentali. Anzi, non poteva esistere, secondo
tali leggi, un irlandese cattolico con un reddito superiore alle cinque
sterline, cioè 12.500 lire di un tempo o sei euro di oggi. Chiese e conventi
venivano distrutti. Clero e prelati erano perseguitati. A chi li scovava, gli
inglesi davano in ricompensa £5 (sterline) per la testa di un prete o di un lupo
e £10 per la testa di un vescovo. E tanti erano, allora, i cacciatori di teste!
Nel cimitero accanto all’abazia di Ballintubber, situata a circa 11 km da
Castlebar, la capitale della Contea o Provincia di Mayo, e vicina a quella di
Burrishoole, esiste ancora la tomba di uno di questi procacciatori di teste.
In
una gelida giornata del febbraio 1652, i soldati di Cromwell misero a ferro e
fuoco questo territorio, distruggendo abazie e luoghi di culto, come avevano
fatto nel resto del territorio irlandese, soprattutto, a partire dal 1649. Un
anno dopo gli stessi soldati tentarono di abbattere anche l’Abazia di
Ballintubber nella Provincia di Mayo, a Nord-Ovest della presente Repubblica d’Irlanda.
Una descrizione di quegli eventi ce l’ha lasciata il priore della medesima: Non
è sfuggita neppure una singola località in tutta la Nazione alla loro furia.
Attaccarono anche il nostro convento, ma vennero respinti per ben due volte. Al
terzo attacco entrarono. Uccisero tutti i soldati che avevo con me. Dei
religiosi, alcuni sono stati fatti prigionieri, altri feriti, altri sono
fuggiti sulle montagne. Io stesso e un ragazzo abbiamo trovato un guscio d’albero
e in quella piccola imbarcazione ci siamo lanciati nelle profondità dell’acqua.
Ho preferito mille volte affidarmi alle mercé delle onde – e quelle atlantiche
sono particolarmente pericolose – anziché alla pazza rabbia dei cromwelliani
assetatati di sangue. Quando tutti pensavano che io ero, certamente, annegato
in quella piccola canoa fatta di un solo guscio d’albero, raggiunsi Clare
Island.
Qui
ho trovato alcuni soldati e anche alcuni nobili ed ecclesiastici che, durante
molti mesi, per la loro Fede avevano affrontato i rigori delle montagne e delle
foreste e gli attacchi del nemico prima di fuggire in quest’Isola. Le due suore
del Terzo Ordine dei domenicani, già in età avanzata, per sfuggire alla violenza
dei soldati di Cromwell cercarono rifugio in un vicino isolotto in Luogh
Furnace. I soldati, comunque, riuscirono a scovarle, denudandole e massacrandole
di santa ragione. Honoria de Burgo è morta sotto le percosse, ma Honoria Magaen
riuscì a sottrarsi alla loro rabbia satanica nascondendosi dentro la cavità di
un albero. Il giorno seguente, la sua serva fedele la trovò stecchita per
assideramento dentro il tronco dell’albero. La riportò in abazia e ne seppellì
il corpo accanto alla sua amica.
Ma
la storia di Honoria Magaen raggiunse anche la Sicilia, dove si trovano tanti
legami con l’Isola d’Irlanda, illuminati dal libro: Sicilia e Irlanda: Legami
culturali. Taormina, tra le tante regine, principesse e stelle del cinema e del
teatro che ha ospitato attraverso i secoli, ricorda, ancora oggi, questo
momento tragico della storia irlandese e l’umile suora del Terz’Ordine di San
Domenico, Honoria Magaen, in due affreschi all’interno del suo più prestigioso
Hotel.
Come
sia potuto accadere tutto questo? Sappiamo che San Domenico fu un Convento
fondato, nel 1430, da una famiglia principesca per i frati domenicani. Rimase
tale fino al 1896 quando divenne Hotel, dopo la secolarizzazione che l’allora
massonico Governo italiano operò subito dopo il 1870. Al suo interno, si trova
una sequenza di affreschi di suore domenicane e tra queste, precisamente, l’ovale
che riproduce Beata Honoria Magaen, proveniente dall’Hibernia, ossia dall’Irlanda,
in un atteggiamento di preghiera. Un altro, più nascosto, la ritrae nella cavità
dell’albero in cui si era rifugiata nel tentativo di salvarsi.
Si
pensa che le due Honorie del Terz’Ordine Domenicano siano state commemorate dal
Capitolo Generale dell’Ordine dei Domenicani, tenutosi nel 1656, e, quindi,
immortalate in affreschi di artista ignoto, a ricordo della loro triste storia
nel “San Domenico” Palace Hotel di Taormina. Purtroppo, solo uno dei due ovali
esiste oggi, quello di Suor Honoria Megaen. Il Convento, infatti, è stato
bombardato dalle forze alleate anglo-americane nel luglio del 1943. L’ala
distrutta dal bombardamento che voleva distruggere il quartier generale del
commando tedesco in Sicilia comprendeva le celle delle due suore, adesso,
trasformate in suite. Nella ricostruzione, è stato rifatto solo l’affresco di
Suor Megaen e nella cella accanto, o suite, non si trova più l’ovale di suor
Honoria de Burgo, ma quello di un Santo frate domenicano, che sembrerebbe fuor
di luogo in una fila di ovali, destinati a suore. Potrà l’ovale di Suor Honoria
de Burgo essere ripristinato? Sarebbe un’altra pagina di storia nell’amicizia
che regna tra Irlanda e Italia.
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