STORIE
Antonietta Meo, detta Nennolina, una bambina in cammino verso la gloria degli altari
di Alfonso Saya
 Una
bambina romana, Antonietta Meo, detta Nennolina, morta nel 1937 a soli sei anni
e mezzo, è in cammino verso la Gloria degli Altari e sarà la Santa più giovane
nella Storia della Chiesa. In pochi anni, ha detto il Papa emerito, Benedetto
XVI, Nennolina ha raggiunto la vetta che tutti siamo chiamati a scalare, ha
percorso, velocemente, la “sua strada” che conduce a Gesù. Dio nei bambini
opera “meraviglie”, così si può spiegare la vicenda mistica di questa bambina
la cui breve vita, è stata, tutta, un calvario, una via crucis che ha percorso, incredibile, con forza oblativa, fatta
con tanta gioiosa sofferenza riparatrice unita alla Passione di Cristo come si
deduce dalle 160 letterine in cui si legge il continuo scambio d’amore con Gesù
al quale Nennolina chiede: “Dammi anime,
io ti do il cuore!”. E per questo, gli offre tutte le sue sofferenze, il
suo lungo e ininterrotto martirio. Si deduce anche ciò dal diario della mamma.
Gli ostacoli e le perplessità suscitate per l’età della bambina, per cui tanti
si chiedono come sia possibile che una bambina possa avere coscienza della
propria fede e la forza per poterla esercitarla in modo eroico e con piena
consapevolezza, sono state superate. Per molti fedeli, non solo romani, ma di
tutta Italia e da tanti altri Paesi, Nennolina è Santa e, per sua
intercessione, sono avvenuti tanti miracoli. Si aspetta, quindi, la conferma
della Chiesa. La sua storia, del resto, è straordinaria, un vero miracolo. È nata
a Roma nel 1930, la chiamano “Nennolina”, un vezzeggiativo derivato da
Antonietta. Vivacissima, birichina, con carattere forte, ma sempre serena e
tranquilla. Amava molto cantare, tanto che ancora oggi mi sembra di sentire la
sua voce aleggiare da una stanza all’altra ricorda la sorella Margherita. Un
giorno cade per terra sbattendo il ginocchio su un sasso nel giardino dell’asilo
e ha accusato un forte dolore che non si decideva a passare. Al controllo
medico, non si comprese il suo male, poi, sarà troppo tardi. La diagnosi è: “osteosarcoma”.
Le amputarono la gamba, ma lei, mentre tutti erano sconvolti e impietriti dal
dolore rimase tranquilla e serena come Gesù sulla Croce; soffriva e offriva con
gioia in riparazione dei peccati degli uomini, è costretta a portare una
pesante protesi ortopedica, ma è serena come se non fosse niente. Ogni sera,
prende l’abitudine di scrivere una lettera che poi ripone sotto un Crocifisso. Queste lettere sono definite da teologi e studiosi come un vero e proprio “itinerario
mistico”. Le indirizza a Maria: “Cara
Madonnina, tu sei tanto buona, prendi il mio cuore e portalo a Gesù” o a
Gesù: “Caro Gesù...Tu che hai sofferto tanto sulla croce, io voglio fare tanti
fioretti e voglio restare sul Calvario vicino a Te e alla tua Mammina!”.
Alla mamma dice: “Quando soffro, io penso a Gesù e allora non soffro più! Per non
soffrire, è tanto semplice: invece di pensare ai tuoi dolori, pensa a quelli di
Gesù che ha tanto sofferto per noi e vedrai che non soffrirai più nulla!”.
Durante i suoi frequenti ricoveri, Nennolina si fa portare, ogni giorno,
davanti ad una statua della Madonna. A sei anni, riceve la Prima Comunione. Il
male intanto si fa più virulento, ma lei non si lamenta mai. Nell’ultima sua
letterina, dettata alla madre accanto al suo lettino, scrive: “Caro Gesù, dì alla Madonnina che l’amo tanto
e voglio starle vicina...”. Dopo lunghe e atrici sofferenze, a sei anni e
mezzo, il 3 luglio 1937, spicca il volo verso il Cielo.
|