RECENSIONE
Don Salvatore il Paciere
di Redazione
 Queste sei commedie di
Gianni Ruta, “11 terno secco”, “Calogero ‘u Giufà”, ambientate nel messinese
sua terra d’origine, ci riportano lontane nel tempo e si rifanno a degli
episodi, taluni autobiografici, seguiti da vicino. Siamo nel verismo teatrale.
Esse riflettono la cultura, il modo di essere dei ceti popolari del tempo
nell’affrontare taluni problemi, anche se taluni problemi (anche di poco conto)
per loro andavano, prontamente, risolti per evitare che sfociassero in una
pesante piega. Guidati dalla loro bussola mentale, il cui ago si muoveva nella
direzione conforme a quelle leggi non scritte e del loro stato
economico-sociale, si rivolgevano a don Salvatore “il Paciere” e non alle
istituzioni, per evitare le lungaggini burocratiche e l’oneroso costo. Col
paciere, ipso facto, conoscevano la sentenza e non. Altrettanto interessanti e
fortemente imprevisti i due capitoli: “Divagazioni rutacee” e “Divagazioni
Donsalvatoriane”, che chiudono l’opera. Quello che, maggiormente, mi ha colpito
è, sin dalle commedie già datate, che il lettore non ha l’impressione di
trovarsi davanti a un libro, ma seduto nella prima fila di un bel teatro,
grazie alla forza descrittiva incalzante e pregna di vari colpi di scena.
Angela Pollicino
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