RECENSIONE
Il volume su Nino Ferraù “Un intellettuale. La sua anima. La sua epoca”
di Alfonso Saya
 Il Volume su Nino
Ferraù, che è stato presentato nel Salone degli Specchi del Palazzo della
Provincia, è una disanima ampia e profonda del suo universo poetico, attraverso
le sue sillogi postume che, a cura del fratello Giuseppe, via via sono state
pubblicate. I chiarissimi professori Luciano Armeli Iapichino, Cosimo
Cucinotta, Antonio Baglio e Salvatore Vicario, hanno sviscerato la sua poetica
nelle sue molteplici coordinate e il suo ricchissimo curriculum. A nostro
giudizio, questo Libro, oltre a tracciare il profilo umano e poetico di Nino
Ferraù, mira in fondo a dare una lezione di sapienza che getta luce
nell’oscurità del nostro tempo, che è la “sapienza del cuore” e che
contraddistingueva Nino Ferraù, perché se non è tale, non è sapienza, ma puro
sapere. In questo Libro, risaltano i valori, i nuclei dominanti che ruotano
attorno alla poesia di Ferraù: l’amore, gli affetti familiari, l’amicizia, gli
ideali che danno un orientamento, sono la stella polare, sono di orientamento
ai giovani sbandati, sono una disciplina di comportamento morale e civile.
Ricchissimo il curriculum di Nino Ferraù. Sin da giovane egli dimostra – al
dire di Benedetto Croce – un’età adulta, matura. Deduce questo suo giudizio,
dalla lettura del primo volume.
Questo giovane – afferma, testualmente – è
molto più vecchio dei suoi anni; una sete di universale lo distingue e lo
trasfigura ed è per questo che del suo pensiero io ammiro anche la parte che
non approvo, cioè il suo pensiero cristiano, per cui Ferraù si definiva
“cristocentrico”. Al riguardo, diceva: “Il Croce diceva tante cose, ma la Croce
ne ha dette molte di più”. Il Croce, su Ferraù, ha dato un giudizio profetico:
“Il suo dinamismo creativo mi fa prevedere che egli scriverà, in avvenire,
opere più forti di queste e mi rammarico che non potrò conoscerle”. Questo
Libro traccia, oltre al profilo poetico, un profilo umano, anzi sono intrecciati,
poiché il Ferraù si può definire “uomo-poeta”. La sua poesia sgorgava, come
polla d’acqua sorgiva, dalla sua vita e dalle sue azioni, sicché vita e poesia
erano un binomio inscindibile o meglio un tutt’uno. In lui non si riscontrava
carenza di umanità e di azione poetica, spirava, anzi, umanità da tutti i pori,
aleggiava il soffio della poesia. Se la vita non è poesia, diceva, non vi è
poesia nei versi. La poesia – ribadiva sempre Nino – non è solo un modo di
scrivere, ma un modo di vivere. Amo, diceva, la poesia delle parole, ma
apprezzo molto di più la poesia delle azioni. La poesia dev’essere la
generatrice della vita, dev’essere il “depuratore spirituale”. I giovani sono
stati immessi nel viale del tramonto, e quanto è attuale Nino in questo suo
giudizio, di tutte le idealità sono stati diseducati ed inalberano la
dissacrazione di tutti i valori, trovando sfogo nella violenza più brutale e
nella droga.
È questo il Messaggio che Nino Ferraù lancia in questo Libro; egli
ha combattuto, soprattutto, per i giovani, per accendere, mediante la poesia,
le idealità ed i valori imperituri dello spirito, senza i quali la vita diventa
un deserto… Temeva la vecchiaia del cuore, che è peggiore di quella degli anni.
Questo Libro ci rivela la figura del poeta, del pittore, dello scrittore, del
giornalista, ma anche dell’educatore, dell’agitatore culturale di primo piano,
che portava il proprio Messaggio di poesia e di umanità nei dibattiti, a viva
voce, a contatto con il pubblico: “Scendere fino al polo per risalire con esso”.
Questo il motto dell’“Ascendentismo”, corrente letteraria di cui ne è stato il
fondatore. Partecipava – ed io ne sono il testimone – alle manifestazioni
d’arte e agli incontri culturali e, con sottile ironia, metteva in guardia
contro ogni specie di vanagloria, di “protagonismo”, sostenute, purtroppo,
dalla grande stampa, dalla grande industria e dai “mercanti della cultura”, più
che mai, all’opera e dai quali bisogna difendersi.
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