KURDISTAN
Combatte l’ISIS con l’arma della Cultura Cristiana
di Alfonso Saya
 Quando le
milizie del Califfato, sono arrivate alle porte della città di Qaraquash nel
nord dell’Iraq, l’ardimentoso frate domenicano P. Najeeb Micchael, che combatte
l’ISIS con “L’Arma della Cultura
Cristiana” ha caricato su un camion i manoscritti e i documenti della Comunità
cristiana ed è fuggito con altri 100 mila cristiani. Se fosse rimasto, l’alternativa
sarebbe stata la conversione o la morte certa e di conseguenza, la perdita
della Memoria storica. Questo frate, perseguitato dal Califfo insieme alla sua
Comunità, vive in uno dei tanti campi profughi che punteggiano la periferia
della capitale del Kurdistan iracheno. Dirige quello che la voce popolare ha
ribattezzato “lo scheletro”, un palazzo in costruzione, abbandonato. Il suo
laboratorio, una stanzetta a fianco della Cappella, affollata di incartamenti e
scatole. Qui, il frate svolge il suo lavoro di inventario e archivia i documenti:
un lavoro sodo per salvare dall’oblio i 20 secoli di Storia della Chiesa
Cattolica irachena. Amici e conoscenti gli fanno da supporto all’Opera della
conservazione della Memoria storica.
L’ISIS
vuole annientare la presenza dei Cristiani e distruggono, persino, le lapidi
delle tombe, nei cimiteri. La sfida del frate domenicano con la sua candida
tunica, è di salvare l’albero, che sono le persone, ma anche le radici che
affondano nella Storia. La Regione di Mosul, oggi capitale irachena del
Califfato, è stata evangelizzata sul finire del primo secolo, dagli ultimi
Apostoli: una primogenitura di cui i preti iracheni vanno fieri. Si parla l’aramaico,
la lingua di Gesù, dice il frate con orgoglio, Per questo è essenziale, afferma
ancora il coraggioso frate, alimentare la speranza e resistere al terrore,
conservando la propria Identità. Molti manoscritti sono andati perduti, ma, il
frate, ha vinto la sfida! Con le sue scatole di cartone, i barattoli di colla e
i nastri di tela, ha sconfitto L’ISIS.
I fedeli analfabeti, riconoscenti, gli baciano le mani. È grazie ai preti come
lui che la Chiesa cattolica può sopravvivere. Il frate sorride, scrolla la
testa e dice: “Salvare i documenti è stato, per me, istintivo, qualcosa di
naturale. La famiglia mette in salvo i bambini, io non sono sposato e quindi,
ho portato via i manoscritti che sono un pò, come i miei figli”.
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