CINE-RACCONTO
“Bellissime”, omaggio alle donne
di Tiziana Santoro
 L’iniziativa “Cine ME” fortemente voluta da FIDAPA Capo Peloro in collaborazione col
Comune di Messina dedica 3 incontri alla figura femminile del Novecento. Dopo
il successo d’esordio presso il salone delle Bandiere lo scorso 5 maggio, la
celebrazione prosegue anche il 13 e il 23 corrente mese, fuor di retorica e
luoghi comuni. Filo conduttore che animerà il dibattito nei prossimi incontri è
il cine-documentario della giornalista e regista Giovanna Gagliardo. L’opera,
presentata per la prima volta nel 2004, in occasione della mostra
internazionale di Venezia, è intitolata “Bellissime”
ed è un serio lavoro di documentazione giornalistica e cinematografica, che si
avvale delle testimonianze dell’Istituto Luce
(custodite presso la Cineteca Rai) e che restituisce ai cineamatori un racconto
del secolo trascorso, visto attraverso il volto e le azioni delle donne. La
prima proiezione è prevista dal programma “Il
‘900 dalla parte di Lei” che ritrae la donna italiana nel suo “divenire
storico”. La Gagliardo rifiuta l’ottica femminista e fotografa un percorso di
emancipazione della donna italiana attraverso immagini-documento, che si snoda
dalla tradizionale figura dell’angelo del focolare sino alle lotte per le rivendicazioni
politiche e per l’equiparazione salariale.
Grande attenzione è riservata ai
fenomeni di costume: moda, canzoni popolari, arte e cinema. Le voci narranti di
Aurora Cacciara e della stessa Gagliardo ripercorrono le lotte intraprese dalle
suffragette, gli articoli scritti su La
Critica Sociale da Anna Kulisnoff in prima linea per le rivendicazioni dei
diritti al voto e al lavoro. Non mancano i volti di donne comuni che scendono
in piazza e si rendono “visibili” ad una società che deve essere ancora educata
all’ascolto. Tuttavia la Gagliardo non tralascia di omaggiare la bellezza delle
donne attraverso i volti del cinema più rappresentativi del secolo: Silvana
Mangano, Monica Vitti e Anna Magnani. Gli incontri previsti nelle date del 13 e
del 23 “Dal 1960 ad oggi dalla parte di Lei”
ritraggono la donna italiana a partire dalla seconda metà del ‘900 per
avvicinarla o contrapporla alla donna contemporanea. Cambiano i modi, cambiano
i tempi e il costume, ma prosegue la lotta per maggiori rivendicazioni e – nonostante
i mutati canoni – la bellezza delle donne si afferma ancora come “valore
incontrastato” nelle sue molteplici forme. Le “voci della bellezza”, questa
volta, sono quelle di Tina Anselmi partigiana e militante in politica, nonché
quella di Barbara Contini che ha rivestito numerosi incarichi parlamentari ed è
attualmente a capo dell’amministrazione civile del governatorato di Dhi Qar in
Iraq. A seguire il dibattito: nel ruolo di moderatrice si districherà Dominga
Arcudi, sono previsti gli interventi delle giornaliste Gisella Cicciò, Rosaria
Brancato e Nadia Maio.
Parlare di “Bellissime”
ci impone una riflessione su quell’idea di bellezza che, troppo spesso, i
cliché massmediatici dettano. Ancora oggi, a contrastarli è Anna Magnani, volto
carismatico del ‘900, che non nascondeva le rughe col trucco perché attraverso
gli anni, l’esperienza e la vita aveva capito che amare se stessi era l’unica
formula di bellezza che faceva bene al cuore, meglio se condita con un pò di
autoironia: “Ce metti una vita a piacerti
e poi arrivi alla fine e te rendi conto che te piaci, che te piaci perché sei
tu e perché per piacerti c’hai messo nà vita intera: la tua. ( … ) ce metti nà
vita per contà i difetti e riderce sopra, perché o’ belli, perché so’ i tuoi.
Perché senza tutti quei difetti e chi saresti? Nessuno. Qualche volta me so’
guardata allo specchio e me so’ vista brutta, terrificante: co stò nasone, co
sti zigomi e tutto il resto. E quando la gente me diceva pe’ strada: “Bella
Anna! Anvedi quanto sei bona!” Io non capivo e tra me e me pensavo: “Bella de
che?” Eppure dopo tanti anni li ho capiti. C’ho messo una vita intera per
piacermi e adesso quando sento di’: “Bella Annì! Quanto sei bona!” ce rido
sopra come una matta e lo dico forte, senza vergogna, ad alta voce: “Anvedi a
stò cecato!”.
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