SICILIA MONDO
Intervista ad Angela Argentino sul toccante momento che attraversa il popolo greco
di Redazione
 Nel Progetto di
servizio, di informazione, di conoscenza e di ascolto alla comunità, riportiamo
l’intervista ad Angela Argentino, delegata di “Sicilia Mondo” da oltre 15 anni. Sposata con un medico greco, 2
figli. In Grecia da 31 anni. Già proprietaria ed insegnante di una scuola di lingue
per oltre 25 anni. Oggi dedita alla cultura, al turismo ed alle attività
sociali nei rapporti con l’Italia. Ha donato, al Museo di Olympia, una statua
dello scultore palermitano Domenico Zora. Scrittrice ed autrice di collane di
poesie, già premiata a Catania da “Sicilia
Mondo”, nel 2012, per il libro di poesie “Ditemi!” Ad Angela abbiamo
chiesto una breve testimonianza sulla emergenza dei rifugiati in Grecia.
Come vive il popolo greco la tragedia dei rifugiati?
C’è accoglienza, tolleranza o rigetto?
Il popolo greco
non aveva una cultura di volontariato a causa del suo territorio che ad
eccezione di 3-4 grandi città, è composto da piccoli centri e paesini a misura
d’uomo dove tutti, nell’ambito del vicinato, si fanno carico dei problemi dei
bisognosi. Non quindi un volontariato organizzato così come avviene nei grandi
centri anche se non sempre eclatante, ma un volontariato di umanità profonda
che si traduce in pratiche di soccorso a tutti i livelli. Questo è insito nell’animo
del greco. È esploso in maniera che ha sorpreso il mondo intero ma non noi, con
l’accoglienza, con la sintonia, con l’aiuto che è stato anche aprire la propria
casa e permettere ai profughi di lavarsi e sedersi a mangiare un piatto di
legumi. Ci sono squadre di medici ed infermieri che visitano e curano i
pazienti negli assembramenti e nei centri organizzati ma anche in quelli improvvisati,
così come è avvenuto a Plata Viktorìa, ad Atene, messi in atto dagli afgani. Idomèni
è un Golgota che ricorda ai greci la loro stessa storia recente quando,
cacciati dai loro storici insediamenti (appartenenti alla Turchia dall’epoca
dell’invasione ottomana), nel 1923, furono costretti a una migrazione biblica.
Più di un milione di greci, per fuggire alle stragi da parte dei Turchi, nel
giro di pochi giorni, a piedi, con i carri, con navi di fortuna, letteralmente
perseguitati, cercarono scampo nella madre patria. Oggi il popolo greco vive la
tragedia dei profughi musulmani con grande dolore, perché si rivivono
situazioni e momenti che gli stessi greci, meno di un secolo fa, hanno vissuto
sulla loro pelle.
Quale reazione ha lasciato la visita di Papa
Francesco, anche con riferimento alla sua decisione di ospitare tre famiglie di
musulmani?
Il Papa, il
Patriarca di Costantinopoli e il Metropolita di Atene, sono stati visti come
tre personalità del Cristianesimo che hanno avuto il coraggio e la forza di
asserire delle verità che nessuno ha avuto il coraggio di asserire con le
parole pronunciate a Lesbo... “Qui siamo
alla bancarotta dell’umanità”. Il nostro Papa è stato visto con rispetto e
la sua venuta accolta come un gesto di incommensurabile importanza cristiana e
umana. La sua visita ha aperto il cuore del popolo greco alla speranza. Il
fatto che abbia riportato a Roma tre famiglie, è stato visto come un atto quasi
naturale. Qui si sono create tante associazioni di volontariato che dichiarano
la disponibilità a concedere un appartamento e un sostegno (anche noi famiglia
Gergos, abbiamo dichiarato la disponibilità a farci carico di una famigliola).
In Grecia risuona sempre alto il monito: “Non
dimentichiamo la nostra umanità”. W il popolo greco!!
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