mercoledì 3 febbraio 2016
GIOVANNI DAVOLI
La partecipazione come diritto di libertà
di Alfonso Saya
 Abbiamo letto,
con attenzione, un prezioso volumetto di Giovanni Davoli “La partecipazione come diritto di libertà”. Forte della sua
competenza in materia dei Diritto, giovanissimo, lo ha insegnato nelle Scuole
italiane di Tripoli (Libia) da Universitario nella Facoltà di Giurisprudenza di
Messina. Al suo ritorno in Patria, si è laureato, nel nostro Ateneo ed ivi è
stato docente di Diritto Pubblico. Il volumetto è di vitale importanza sociale poichè
tratta il problema dei problemi, “La partecipazione”.
Da leggere e meditare. L’Autore mette in risalto un punto di partenza di
qualsiasi studio sui diritti di libertà. L’uomo non è un’isola, non può vivere
isolato, è un “animale sociale”, ha bisogno di relazioni per poter sprigionare le
sue facoltà e tradurle in azione; si deve, quindi, inserire nelle formazioni
sociali. Ecco l’importanza della sua costruttiva partecipazione. Non v’è chi
non veda il valore della partecipazione come esercizio della libertà che è coscienza,
formazione, responsabilità. Per poter esplicare questa libertà, bisogna
educare l’uomo ed è questo il presupposto fondamentale; educare l’uomo nella
libertà, ed alla libertà, ed è questo il Compito basilare della Famiglia, della
Scuola e dello Stato: le tre Istituzioni fondamentali, i tre Pilastri che sono,
purtroppo, in crisi. La Libertà positiva si configura, afferma Davoli, come
possibilità da parte dell’uomo, di poter esplicare le proprie potenzialità,
metterle in atto. Ciò non è possibile senza l’Educazione, che per suo
significato etimologico, significa, dal latino, “educere” tirar fuori, per il filosofo
ha paragonato l’Educatore all’ostetrica. Non vi è, quindi, Partecipazione senza
Educazione. La partecipazione, quindi, implica e presuppone lo sviluppo delle
potenzialità dell’uomo, senza questo sviluppo, l’uomo non si può definire
Persona, Soggetto di Diritto e di partecipazione. L’Autore fa una lunga e
profonda dissertazione e nota una discrasia tra il riconoscimento dei diritti
inviolabili dell’uomo e la loro concreta attuazione, promozione e sviluppo, per
cui è impossibile la Partecipazione. Questa mancata partecipazione del
cittadino alla vita dello Stato, nel pieno significato del termine, spiega l’attuale
crisi del Sistema, poichè il popolo è spogliato della sua sovranità e non può
esercitarla. A proposito di questa
discrasia che denuncia l’Autore, è quanto mai attuale il Messaggio che lancia il
beato Antonio Rosmini, il Filosofo del Diritto che ha come fondamento la Persona:
“Più Persona e meno Stato, più giustizia,
più cultura, sono i Cardini di un Personalismo che vuole che ognuno possa
esercitare i propri diritti, soprattutto più Amore dell’ essere! L’uomo è una
potenza il cui ultimo atto è congiungersi all’Essere senza limiti, per
conoscimento amativo”.
|