RECENSIONE LIBRARIA
Domenica Timpano – realtà parallele
di Redazione
 Cos’è la realtà?
Per alcuni è quell’insieme di sensazioni percettive che ci restituisce il
contesto in cui il nostro corpo fisico si muove e agisce; un quadro fatto di
suoni, immagini, odori, sensazioni e sapori. Ma è davvero tutto qui? Potrebbe
esserci molto altro intorno a noi che non siamo in grado di percepire, o
addirittura questa potrebbe non essere l’unica realtà esistente, ma potrebbe
esistere un mondo parallelo al nostro in cui si muovono e agiscono altre
persone, oppure diverse versioni di noi stessi. Insomma, quello che viviamo è
reale o è solo un’illusione? Un quesito che da sempre ha tenuto impegnati
filosofi, pensatori e, naturalmente, scrittori. A partire dal mito della
caverna di Platone, innumerevoli sono i libri che affrontano questo dilemma
cercando di dare una risposta plausibile. Non è sempre facile però prendere una
posizione univoca sull’argomento, come dimostra Domenica Timpano nel suo Realtà
parallele (Pellegrini editore, pp. 128, € 12,00), che, partendo dall’assunto
che esista più di un’unica realtà, ci conduce all’esplorazione di tutte quelle
possibili.
Quattro racconti, ma non quattro realtà
I quattro
racconti che compongono l’opera presentano vari scenari in cui mondi paralleli
si intersecano tra loro, i personaggi sono in perenne bilico, senza riuscire a
tracciare un confine netto tra ciò che è reale e ciò che non lo è. In Chat, per
esempio, la protagonista si rifugia nella confortevole idealizzazione che la
realtà virtuale consente. Stanca del quotidiano, si lascia cullare nella
piacevole sensazione di sentirsi finalmente apprezzata, anche se non sa da chi.
Tutt’altro scenario troviamo in Realtà parallele, il racconto eponimo, dove la
coesione tra stati di esistenza diversi consente alle presenze immateriali di
entrare in contatto con chi ancora è vincolato al mondo sensoriale, ma che in
qualche modo è predisposto a vedere oltre il proprio sguardo. Il tema della
sopravvivenza dell’anima dopo la morte è la traccia forse più costante nel
libro; l’autrice si sofferma a riflettere proprio su quegli stati di
incoscienza in cui la mente resta sospesa, e si possono visitare mondi di una
bellezza innaturale, incontrare persone sconosciute, che però al tempo stesso
ci sembrano familiari, come se fossero la materializzazione dei desideri e
delle paure nascoste nel proprio inconscio. È quello che accade in Resto del
mondo e Il giorno buio. Proprio in questo racconto, che apre l’opera, l’autrice
si abbandona a una riflessione metanarrativa: la scrittura potrebbe essere
considerata come una potenza in grado di creare microcosmi del tutto
indipendenti in cui l’autore assume le sembianze di divinità creatrice e
distruttrice. Quanto libero arbitrio è concesso ai personaggi? Non è quindi forse
possibile che ciò che noi definiamo realtà sia invece il frutto della mente di
un qualche scrittore?
Paranormale, filosofia, psicanalisi: a ognuno la sua
interpretazione
Quando ci si
spinge su territori dai confini così labili in cui ogni interpretazione è
plausibile ma non assoluta, è necessario non permettere che un punto di vista
prevalga su un altro. Timpano riesce perfettamente in questo intento grazie a
uno stile narrativo che cattura il lettore per trascinarlo in un vortice in cui
si perde qualsiasi possibilità di orientamento, e l’unica cosa da fare è
lasciarsi andare per vedere dove questo viaggio ci condurrà. In Realtà
parallele ogni cosa diventa relativa, persino l’identità stessa dei personaggi;
li vediamo mutare sotto i nostri occhi senza sapere esattamente di chi fidarci,
o a chi affidarci. E qui entra in gioco la sensibilità del lettore, interprete
finale che deciderà in che modo metabolizzare il libro. Leggendolo in chiave
paranormale si popolerà di fantasmi e spiriti che vagano da un mondo all’altro,
in maniera più o meno consapevole. Chi preferisce un’interpretazione religiosa
o filosofica vi leggerà una testimonianza sull’immortalità dell’anima, che
tende continuamente a raggiungere il fine ultimo, che sia l’aldilà, il semplice
superamento della morte o anche il ricongiungimento nell’energia cosmica. Ma
potrebbe anche essere che niente di tutto questo sia vero, e che ogni realtà in
cui veniamo catapultati sia una semplice elaborazione mentale in cui prendono
vita ricordi, paure e desideri inconsci. Il lettore forse accetterà alcune di
queste interpretazioni, o forse nessuna. Persino le ambientazioni seguono lo
stesso schema; il lettore si troverà catapultato da un luogo a un altro, in una
sorta di perenne esperienza onirica, in cui il possibile e l’impossibile
perdono significato. Orientarsi nell’intrico di parole e immagini non sarà
sempre fattibile, e probabilmente neanche si avvertirà la necessità di farlo.
Ciò che è certo è che questo libro fa riflettere, e forse il lettore resterà
stupito da se stesso, arrivando a mettere in discussione tutto quello di cui
era convinto. L’unico consiglio che possiamo dare a chi si appresta a leggerlo
è di abbandonare ogni schermo emotivo perché sulle pagine si susseguono
commozione, gioia, tristezza, confusione e a tratti persino inquietudine. Ma
non è forse questo il fine ultimo per uno scrittore? Non è forse ogni libro una
chiave per entrare in una realtà parallela?
Letizia Rossi (www.bottegascriptamanent.it, anno
VIII, n. 88, dicembre 2014)
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