STORIA
Messina dalle sue origini (IX parte)
di Filippo Scolareci
 Anassila con l’aiuto dei Messeni, dopo una cruenta
lotta condotta per mare e per terra, riuscì a espugnare Zankle. Una volta
entrato in città, per vendicarsi dallo smacco a suo tempo subito, Anassila
intendeva uccidere tutti i Sami e i Milesi che erano riusciti a sopravvivere
alla battaglia. Ma questo suo intento di vendetta non riuscì a portarlo a
termine, in quanto i due capi Messeni Gorgo e Manticlo si opposero e nel
contempo pretesero, avendo riconosciuto agli Zanklei gli onori di guerra per la
loro grande capacità combattiva, che tutte le forze presenti dovevano
pacificarsi per iniziare la ricostruzione della città, che fu rifondata
“lontano un miglio dalla vecchia Zankle” ed alla quale venne dato (tutti di
comune accordo) in ricordo della loro terra, il nome di “Messene” in segno di
rappacificazione tra i discendenti dei preellenici Siculi che ancora
sopravvivevano, i Sami ed i Messeno-Zanklei ed anche per ringraziare finalmente
gli dei della riconquistata unità interna.
Infatti per questo motivo venne edificato (nella
zona che poi fu detta delle “Quattro fontane” ma che adesso invece ne rimangono
soltanto due), un superbo tempio dedicato ad Ercole Manticlo. A questo punto per Messene si entra in una nuova
fase storica e con essa nel contempo si determina un nuovo “ethnos” e uno
stravolgimento totale nella strategia di governo, in quanto Anassila con
l’accorpamento della città del Peloro riuscì a costituire un territorio
abbastanza vasto ed unitario da essere considerato sotto l’aspetto politico ed
amministrativo come un vero e proprio regno, tanto da battere moneta con la
stessa tipologia di Rhegion, abbinando la testa di leone dalla lato dritto
della moneta e con un profilo di vitello sul rovescio, pur se entrambe si
presentavano differenti solo nella denominazione etnica. Pertanto dal 497 e fino al 362 a.C. le serie
monetarie che verranno coniate si evidenzieranno in modo perfettamente uguali
sia nel tipo che nel metro, ma con la sola distinzione della città di
appartenenza. A un certo punto Anassila, che aveva sempre avuto questo forte
desiderio di entrare in possesso della città Peloritana, lasciò il governo della
città di Rhegion nelle mani del figlio Leofrone e si trasferì a Messene.
Tuttavia, poiché questa ultima città ormai veniva amministrata in modo limpido
e con saggezza, non appare abbastanza chiaro invece fino a che punto egli abbia
rispettato la gestione della cosa comune e quale ruolo sia andato a ricoprire
una volta giunto al di là dello stretto. Probabilmente, con questa mossa ha
voluto legittimare il suo potere assoluto. Pur tuttavia, non si hanno notizie di divergenze o
di malumori per questa sua intromissione nella cosa pubblica di Messene, ma con
molta probabilità gli sarà stato riconosciuto lo status di comandante militare
supremo dell’area dello Stretto. Dopo essere riuscito ad ottenere il completo
controllo della sicurezza dello Stretto, Anassila dovette seguire un’abile e
accorta politica per salvaguardarsi anche dai pericoli provenienti dagli altri
stati territoriali vicini. Infatti, anche le città di Crotone e Locri avevano
manifestato già ampiamente delle mire espansionistiche, pertanto corse subito
ai ripari facendo allestire la costruzione di una potente flotta e proprio
quando nel 477 a.C. egli aveva ormai deciso di controbattere per prima la città
di Locri, per farle capire che la sua potenza militare ed anche quella navale
era di una certa consistenza, dovette desistere in quanto Locri prima ancora di
essere sottomessa si rivolse chiedendo aiuto a Siracusa.
Pertanto in
considerazione della buona posizione geografica di questo “Regno dello
Stretto”, dove in entrambi i lati transitavano e sostavano tutte le mercanzie
destinate nell’alto Tirreno o per quei paesi che si trovavano nell’area del
mare Egeo, non poteva assolutamente restare immune da ulteriori ed eventuali
mire espansionistiche di altre civiltà di origine elleniche, cosi come vedremo
in seguito.
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