STORIA
Messina dalle sue origini (VIII parte)
di Filippo Scolareci
 I Sami nel 493 a. C., spinti da Anassila, per
invadere Zankle durante l’assenza della maggior parte delle forze militari al
comando di Scite, divennero padroni di Zankle. Tuttavia, Anassila che aveva
agito principalmente con il solo intento di attrarre la città del Peloro
nell’orbita del suo potere, conseguentemente all’accordo tra i Sami e
Ippocrate, dovette rinunciare per il momento all’attuazione del suo programma
egemonico di volere estendere il suo dominio in entrambe le sponde dello
stretto, in quanto il tiranno di Gela riuscì ad imporre oltre alla spartizione
della città, come già sappiamo, anche un governatore di sua assoluta fiducia
che lo rappresentasse appieno militarmente. Infatti, fece insediare Cadmo, che
tra l’altro era il figlio del destituito Scite che andò esule in Persia.
Per
quanto riguarda Scite si può benissimo asserire che, nonostante si fregiasse
del titolo di dittatore (peraltro contro la volontà di Ippocrate), egli non fu
quasi mai un amministratore crudele e cattivo, anzi fu invece un saggio
amministratore che seppe mettere ordine e giustizia nella vita e nella libertà
dei suoi concittadini-sudditi, di contro nei confronti delle città vicine seppe
mantenere quei giusti rapporti di amicizia e di relazioni commerciali chiari,
mentre nei confronti di Gela si dimostrò sempre un alleato abbastanza fedele ma
non subordinato, anzi se capitava l’occasione di potere espandere la sua
influenza territoriale, politica e militare non si tirava indietro e non andava
a cercare a priori il benestare o l’autorizzazione per l’eventuale impresa che
stava per intraprendere.
Principalmente e soltanto per questi motivi egli era
diventato inviso al dittatore di Gela, il quale quando ebbe l’occasione, con la
scusa di avere lasciato Zankle con pochi militari a custodia della città, dopo
il noto accordo con i Sami, lo defenestrò. Certamente, l’insediamento dei Sami nella vita
economica di Zankle non procurò nessun danno, ma nel contempo non diede nessun
impulso sia come vivacità mercantile e neanche come espressione di forza
militare, in quanto tutto era rimasto nelle mani del tiranno di
Gela. Tuttavia, dall’altra parte dello Stretto, Anassila
non si dava pace e rimaneva abbastanza vigile per qualsiasi movimento che
avveniva intorno a quel braccio di mare e rimanendo sempre in attesa, aspettava
soltanto l’occasione giusta per potere intervenire.
Nel frattempo a Rhegion giunsero un gruppo di
emigranti Messeni, conterranei di Anassila, che erano andati via dal Peloponneso
per sfuggire, conseguentemente a gravi contrasti, dalle grinfie della città di
Sparta, chiedendogli asilo. Questo arrivo improvviso ed inaspettato diede ad
Anassila nuovamente l’occasione per ripensare e cercare di potere mettere in
atto con più convinzione quelle sue mire espansionistiche per impadronirsi
finalmente di Zankle. Ma, in considerazione che le forze militari di
stanza nella dirimpettaia città del Peloro erano sotto l’egemonia di Gela, per
non incorrere contro le ire di Ippocrate, egli frenò ancora una volta questo
suo desiderio. Ma non dovette aspettare tanto, in quanto nel 491 a.C. moriva il
tiranno di Gela, ed in città ebbe inizio una crisi politica interna che durò circa
un triennio, ma trascorso questo lasso di tempo si vide l’ascesa al potere di
Gelone. Nel frattempo, intanto, si era percepito benissimo che i potenti
Gelesi, conseguentemente a questa crisi politica, avevano dimostrato un
temporaneo e completo disinteresse dell’area dello Stretto.
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