STORIA
Messina dalle sue origini (VI parte)
di Filippo Scolareci
 Agli inizi del V secolo a. C., dopo esserci stata l’occupazione di
Zancle da parte di Ippocrate (tiranno di Gela), per mezzo delle truppe di
Gelone, con il conseguente insediamento del Generale greco di sua fiducia
Scite, la città del Peloro divenne asservita completamente al suo dominio,
anche se nominalmente erano state previste invece soltanto alleanze, tutto
quanto sempre in funzione alla sua logica di volere unificare tutti i greci
della Sicilia Orientale sotto la sua giurisdizione per togliere buona parte del
controllo dei traffici ai calcidesi che dal Tirreno raggiungevano e
trafficavano con tutti i popoli dell’aria del Mare Nostrum. Inoltre, poiché egli riteneva Zancle molto importante per la sua
posizione geografica e per l’ottima condizione economica già raggiunta, non
poteva e non intendeva rischiare di lasciarla completamente libera, in quanto
si evidenziava benissimo l’interessamento per questo sito da parte di altre
potenti colonie greche siciliane. Questa nuova situazione di soggezione di Zancle inglobata nel potere di
Ippocrate, non andò tanto a genio alla città dirimpettaia Rhegion, essendo
anche lei molto interessata ai profitti rivenienti dagli scambi commerciali
marittimi, dai rifornimenti e dal pagamento dei pedaggi, in quanto temeva come
una fortissima minaccia la sua prosperità con conseguente perdita di benessere
ed in prospettiva del suo futuro sviluppo.
Per evitare che quanto precede potesse divenire realtà, spinse gli
abitanti di Reggio ad una nuova politica per la creazione di un regime
governativo con l’impronta democratica, ma che in effetti era basata su un
criterio dinastico ed in prospettiva mirava in modo palese all’aggregazione
della città di Zancle. Tale teoria di questa nuova politica veniva espressa e
portata avanti nel 494 a.C. da Anassila, il quale erigendosi al ruolo di
difensore della grecità ionico-calcidese, contro gli eventuali futuri tentativi
di aggregazione da parte di Gela, Agrigento e Siracusa, con un colpo di Stato
si auto proclama tiranno. Da parte loro, anche gli Zanclei tenevano ad
esercitare la supremazia sui siti delle nuove o già costituite località della
costa orientale sicula che si affacciavano sul Mare Tirreno. Infatti, tenendo conto dei precedenti buoni rapporti di scambi
commerciali che si erano instaurati con i greci della Ionia, inviarono dei loro
emissari pressi i Sami per invitarli a venire in Sicilia per un progetto di
nuova colonizzazione di Kalè Aktè o Calacte (oggi Caronia), che significa “bella
spiaggia”.
Le origini di Caronia sono sospese tra mito e storia. Secondo lo
storico Diodoro Siculo nella sua “Bibliotheke”, la sua fondazione risalirebbe
all’interno di un arco cronologico ventennale che va dal 461 al 440 a.C. su
degli insediamenti preesistenti ad opera di Ducezio Re dei Siculi, durante un
periodo di affermazione dell’Ethnos siculo.Tuttavia, i Sami in considerazione dell’oppressione persiana, del
momento, ed al conseguente spettro di una relativa fortissima pressione
fiscale, di contro con una buona prospettiva di migliori condizioni di vita e
di libertà, un gruppo di ricchi emigranti Sami, ai quali si unirono dei Milesi
che riuscirono a salvarsi dalle grinfie dei persiani, accettarono l’invito loro
rivolto e nel 493 a.C., attrezzandosi con grandi navi, beni di scorta e
maestranze, partirono alla volta della Trinacria. I Sami che erano in viaggio per raggiungere la meta prefissata, prima
ancora di giungere a Kalè Aktè si fermarono momentaneamente a Locri Epizefiri
(l’attuale Locri), per effettuare anche ulteriori rifornimenti di viveri, per
poi riprendere il percorso interrotto. Mentre gli Zanclei, nel frattempo, con
in testa il loro governatore (Scite) si trovavano anche loro ad assediare una
città sicula per estendere di più la loro sfera politica-militare.
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