RECENSIONI LIBRARIE
FERDINANDO TESTA – L’UNIVERSO RITROVATO
di Redazione
 La finalità principale del volume
L’universo
ritrovato, a cura di
Ferdinando Testa, edizione Bonanno, è quella di mettere a confronto
modelli teorici e clinici diversi nell’ambito della psicoterapia e della cura
del disagio psichico per promuovere un dialogo tra voci e pensieri variegati: i
cambiamenti storici e relazionali influiscono, fortemente, sulle nuove
manifestazioni del disagio psichico e richiedono nuovi orizzonti ed approcci di
studio e di applicazioni che partono dalla realtà empirica e non dalla rigidità
dei modelli teorici. La riflessione che
si apre, in questo volume, non è tanto quella di inseguire un’idea della
creatività in senso metafisico o speculativo, ma come essere creativi, all’interno del proprio modello teorico e
della propria equazione personale. Questo mi sembra un punto da cui si possono
diramare le costellazioni dell’intreccio tra relazione terapeutica e
creatività. Non aspiriamo ad essere o fare diventare i nostri pazienti,
artisti, poeti, scrittori o inventori, ma ad un fare creativo che stimoli e tocchi la base poetica della mente,
al di là della specificità delle teorie scientifiche dei singoli modelli
terapeutici. La consapevolezza che nessun modello psicoterapeutico è
depositario della verità, né peggiore o migliore di un’altro, deve servire da
monito all’essere creativo del terapeuta, aprendo le porte all’autenticità
della relazione hic et nunc nel
presente, e nell’essere oggi al mondo.. questo mondo.
L’atto creativo, nell’ambito relazionale, diventa sempre un atto,
contemporaneamente, simbolico e corporeo, immaginale e reale, dal momento che
tocca la totalità della psiche dell’altro e di noi stessi, ma anche lo spazio
che si crea all’interno del setting;
una sorte di ponte simbolico che collega, unisce, getta un senso all’esistenza
partendo dai vissuti, dalla storia clinica, dalle fantasie e dal presente di
chi chiede relazione, ma anche stile creativo nel fare relazione.
Il romanzo dei nostri pazienti (ma portatori anche di frammenti del
romanzo del mondo) è rimasto avvolto in una visione monoculare, i personaggi
non danzano più con ‘Anima’
sulla scena del racconto e le trame hanno smarrito la linfa della ricerca,
della curiosità istintiva della conoscenza e dell’apprendimento dall’esperienza
nel presente.
Panebianco, dott. Carmelo
psicoterapeuta i.i.p.r.,
psicologo dirigente ASP 5 ME
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