Le Lapidi e i Monumenti ai Caduti,
eretti in ogni città del nostro Paese, sono, certamente, elementi evocativi di
un contesto storico e di grandi tragedie che hanno interessato la storia di
ogni luogo.
Anche Messina ha onorato nei secoli
la memoria dei propri figli caduti in quella che noi tutti definiamo “uno dei
più grandi errori commessi e perpetuati dal genero umano”: la Guerra!
Conoscere la storia, la tragedia
della guerra, non quella dei telegiornali, ma quella vissuta dalla nostra
città, quella raccontata dai nonni, consente, certamente, di educare al valore
universale della Pace, in modo meno astratto e più consapevole.
L’ambizioso obiettivo, che ogni
Pubblica Amministrazione dovrebbe sempre aver presente, è quello di non far
perdere le tracce del passato per costruire un futuro basato sulla
consapevolezza che gli errori commessi non vanno più ripetuti; dovrebbe essere
quello di tramandare la memoria con la giusta chiave di lettura, affinché le giovani
generazioni possano imparare il rispetto per coloro che hanno perso la vita per
senso del dovere o perché costretti ad ubbidire.
Ad “ubbidire” in un tempo in cui
l’obiezione di coscienza o il disfattismo erano reati puniti con l’arresto o
con la fucilazione; in un tempo in cui “ubbidire” significava lanciarsi contro
i fili spinati delle trincee nemiche, sicuri di andare incontro a morte sicura,
certi che ogni ripensamento sarebbe stato punito con una fucilata “amica” alla
schiena.
Quello che oggi è dato per
scontato, in passato non lo era per niente; e per comprendere è sempre
necessario contestualizzare gli eventi.
Un telegramma del 1917, ritrovato
presso l’Archivio di Stato, cita, testualmente: “Ieri è stato sorpreso un militare che stava distribuendo alcuni
volantini che ‘provocavano pace’”.
Rischiare l’arresto per aver
PROVOCATO PACE!!! Quanto è assurdo oggi leggere una simile cosa!
Così i Monumenti ai Caduti sono
lì, come sentinelle del ricordo, a vigilare sulla conservazione della memoria,
con i loro significati trasversali che ogni buon educatore sa evidenziare
quando vuol dare significato alle cose.
“Chi non ha memoria della Storia rischia di divenirne vittima”.
Il Monumento alla Batteria
Masotto è il ricordo che Messina volle erigere, con una grande e generosa
raccolta di fondi, per non dimenticare quei siciliani che, per soddisfare la
scellerata politica colonialista dell’allora Governo “Crispi”, partirono da
Messina per andare a morire ad Adua l’1 marzo 1896.
Il Monumento ai Caduti, in piazza
Municipio, è il ricordo di centinaia di messinesi morti al fronte durante la
Grande Guerra, di cui quest’anno ricorre il Centenario.
Il Sacrario di Cristo Re
raccoglie le spoglie del Milite Ignoto e di centinaia di nostri soldati morti
durante le due Guerre.
Conoscerne il significato,
attribuire loro un valore, è l’unico deterrente contro gli imbrattamenti, il
vandalismo gratuito e l’oblio.
Ma per capire, bisogna conoscere
e per conoscere bisogna leggere, studiare, elaborare. Per commemorare i caduti
di Adua, bisogna studiare la politica coloniale italiana e il suo contesto;
bisogna capire perché Messina volle tributare ai propri figli quel monumento;
ma soprattutto, bisogna non perdere l’occasione per riportare in positivo il
ricordo della tragedia di quella battaglia.
Pensiamo a quei ragazzi che
morirono durante il Risorgimento, a quelli chiamati alle armi durante la I e la
II Guerra Mondiale.
Furono tutti volontari? Hanno
forse scelto loro di morire? Quanti di essi avrebbero, invece, voluto scegliere
di vivere la loro giovinezza in modo spensierato? Quanti di essi son partiti
convinti di combattere per un ideale di libertà? Quanti sono morti convinti che
il loro sacrificio avrebbe potuto garantire libertà e giustizia alle
generazioni future?
Chi ne conosce il nome? A cosa è
servita la loro morte, spesso decisa da altri?
Chi insegnerà ai nostri giovani a
rispettare i Monumenti sorti per custodirne il ricordo?
Ogni celebrazione, ogni
commemorazione è un’opportunità, quindi, per non dimenticare e per dare valore
educativo alla storia.
Chi ama la PACE ha quindi il
dovere di ricordare e di educare.
Non avrebbe senso altrimenti il “Giorno
della Memoria” della Shoa, istituito non per emulare, ma per mantenere vivo il
ricordo di ciò che è stato commesso.
Grande merito, dunque, a chi si
preoccupa di commemorare e organizzare cerimonie in ricordo dei Caduti; grande
merito ai luoghi della memoria, musei e monumenti, e a chi li custodisce;
grande merito agli insegnanti ai quali è demandata la cultura della storia che,
opportunamente trasmessa, diventa maestra di vita per un futuro migliore.
Chi ha visto la Guerra, non può
che amare la PACE.