7° ANNIVERSARIO
Alfio Caruso – Io che da morto vi parlo
di Redazione
 Il 2 ottobre 2008 si uccide, in
Sicilia, Adolfo Parmaliana. Cinquantenne, professore di chimica industriale, presso
l’università di Messina, era considerato uno dei massimi esperti internazionali
nella ricerca delle nuove fonti di energia rinnovabile. All’impegno accademico,
Parmaliana ha unito – per trent’anni – un accanito impegno civile. Iscrittosi
giovanissimo al Pci, ha difeso le ragioni della legalità, della correttezza,
del buongoverno di Terme Vigliatore, sua piccola patria, un paesino che si
trova a pochissimi chilometri da Barcellona Pozzo di Gotto, zona franca dei
grandi boss di Cosa Nostra, da Santapaola a Provenzano, fondamentale snodo del
Gioco Grande, lì dove confluiscono e s’intrecciano mafia, massoneria, alta
finanza, pezzi rilevanti delle Istituzioni.
Così, il piccolo professore
amante dei libri, dei vestiti eleganti, della Juve, e idolatrato dai suoi
allievi diventa, quasi a sua insaputa, un testimone scomodo da zittire,
soprattutto dopo che le sue denunce hanno portato allo scioglimento del Comune
di Terme per infiltrazioni mafiose. Emarginato dal suo stesso
partito, subisce la vendetta di quel Partito Unico Siciliano che lui – per anni
– ha indicato quale connivente con il peggio della società. Il suicidio, spiegato da una
terribile lettera d’accusa alla magistratura locale, appare, allora, l’unico
strumento per non darla vinta ai persecutori e riaffermare la superiorità del
Bene sul Male.
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