MEMORIE
Messina e i “tesori” dimenticati
di Alfonso Saya
 Un nostro illustre concittadino
diceva che, ogni volta che tornava a Messina, era una desolazione della
memoria. Vedeva, a distanza di tempo, un’estirpazione delle cose che
rappresentavano la tradizione e la continuità. Gravi estirpazioni, che hanno
toccato il suo cuore, come del resto il cuore di ogni messinese, sono state il
Collegio dei Gesuiti (foto) e della Chiesa della Madonna della Scala (annessa),
i Teatri “Peloro” e “Savoia” e il celeberrimo Bar “Irrera”, a piazza Cairoli,
che costituiva il “buon salotto” della città, il ritrovo di molti messinesi.
Del periodo di quella sua giovinezza restavano solo il Gabinetto di lettura,
dove si custodiscono preziosi volumi dei secoli passati, e il secolare Museo.
Non ricordava, il nostro illustre concittadino, quante volte si era recato al
Museo e, ogni volta, entrando dal viale… “che
ferma le acque dello Stretto e lascia che siano viste, solide, blu, infittite,
al cospetto delle montagne e dei piccoli villaggi, accanto a Messina, i cui
nomi svelano la suprema bellezza: Pace, Contemplazione, Annunziata, Paradiso… .
Non sapeva quante volte era entrato da un cancelletto, e, appena dentro, il
mondo gli sembrava diventasse passato, sospeso… e che l’ingresso da quel cancelletto,
era come “un tornare all’antico”. Quel cancelletto, segnava il confine tra
il presente, quanto amaro e desolante della nostra città, ed il suo glorioso
passato.
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