RECENSIONI LIBRARIE
Franco Bastreghi – “Il Figlio di Amparo”
di Domenica Timpano
 Abbiamo studiato l’Inferno, di Dante Alighieri, popolato da
dannati e demoni, il cui ricordo ancora ci inquieta, ma c’è un altro inferno
che ci presenta lo scrittore Franco Bastreghi per farci partecipi di una
vicenda surreale e al limite del paradosso, che sovverte gli schemi di una
narrazione tradizionale. Bastreghi, è superfluo dirlo, non ha la minima
intenzione di entrare in competizione col grande poeta, non scrive in versi e,
piuttosto che scuoterci, vuole regalarci una lettura ricca di innumerevoli
spunti umoristici, ironici e di piacevolezza, iniziandoci ad un nuovo stile da
lui elaborato, in lunghi anni di studio. La sfida di Bastreghi è stata quella
di creare un ideale di scrittura che non asseconda mode correnti per temi
trattati, né la tradizione letteraria, per stile. La sua ambizione, pienamente,
soddisfatta da numerosi riconoscimenti ottenuti, e il suo coraggio lo hanno
spinto a giocare con le parole, a inventarne di nuove, a scardinare il periodo
per renderlo giocoso, a remare contro l’opinione comune, a creare ambienti e
personaggi che attraggono perché portatori di novità e fantasia.
Ne Il Figlio di Amparo, ennesimo romanzo pubblicato, il protagonista,
Giannino, nell’inconsueto ruolo di “Angelo in prova”, che dovrà affrontare tre
prove per conquistare quello definitivo di “Angelo”, ci conduce in “un mondo” sotterraneo,
parallelo al nostro, dove avviene l’impensabile. In un contesto immaginario,
incontriamo avvocati, caporioni e sindacalisti, dannati impiegati in lavori
senza retribuzione, moto Guzzi che sfrecciano negli oscuri meandri, tram
stracolmi di facce da ladro e camorristi e tanto altro che non si svela, per
non togliere al lettore il piacere della scoperta.
Nell’inferno di Bastreghi, i
personaggi si presentano nelle sembianze più disparate, con un’identità celata,
castigata nelle più svariate forme e nelle situazioni più bizzarre, ma sempre
addestrati e pronti alle furbizie e ai raggiri, alle astuzie e alle cautele.
La storia raccontata, fatta di
episodi incalzanti, che stimolano, continuamente, il lettore, si svolge in un
Inferno che, privato dei toni drammatici, si presenta ricco di “effetti
speciali” che stupiscono e affascinano.
Si familiarizza, in breve, con la
madre di Giannino che si prodiga per “sanare” incaute azioni del figlio che potrebbero
costargli pene severe, con Amos, il timoniere che ha sostituito Caronte che,
ormai vecchio, è andato in pensione, con Tuna , una bellissima donna che fa
invaghire di sé molti uomini e ancora con Pirzio, Lucilla, Minguzzi, Piscopo,
Ampàro e, persino, con l’indimenticabile Tarzan, protagonista anch’egli di una
singolare circostanza.
Prova godimento il lettore, che
già conosce la bravura di Bastreghi, per la vivacità dei dialoghi, intessuti d’ilarità,
intesi a schernire l’interlocutore, a disorientarlo per prevalere su di lui, a
scardinare certezze, a creare un’atmosfera, un “universo” dove il gusto della
battuta prevale sull’intreccio e sul tessuto che si dipana ai limiti dell’assurdo.
La lettura del libro di Bastreghi non è facile. Di primo acchito, il lettore
che non conosce la sua estrosità può rimanere disorientato dalla sua scrittura,
dai dialoghi surreali, dai lunghi periodi che non lasciano prendere fiato, dai
bizzarri neologismi, dalla mancanza di una trama, ma una volta presa confidenza
con le sue pagine, con la musicalità di alcuni brani, la stravaganza dei
personaggi, il piacere della lettura e il divertimento sono assicurati per chi
s’inoltrerà in quel mondo, strizzando l’occhio alla cultura e alle sorprese,
offerte da una scrittura intelligente e brillante.
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