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 mercoledì 27 giugno 2018

PSICOLOGIA

Parafrasi psicologica sul concetto di razzismo

di Redazione


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Il 26 aprile 2015, nel Michigan, ha aperto un museo interamente dedicato alla storia del razzismo negli Stati Uniti, il Jim Crow Museum of Racist Memorabilia. Obiettivo di questo museo è l’insegnamento della tolleranza. Categorie: gli esseri umani hanno la tendenza a classificare esperienze, cose e persone partendo dalla individuazione di somiglianze. Pensare mediante categorie ci aiuta a fare ordine e dare un senso alla enorme massa di informazioni che proviene dall’esterno, consentendoci di analizzarle rapidamente. Il pensare per categorie non si basa sulla conoscenza precisa e diretta di un fatto o di una certa persona ma distorce la realtà, ma si basa sugli stereotipi, cioè delle idee abbastanza semplici che riteniamo valide per tutte le persone che appartengono a un gruppo che ci vengono fornite anche dalla società.

Categorie e stereotipi permettono di costruire aspettative sul modo in cui le altre persone agiscono, rendendone prevedibile il comportamento. Quando attribuisce caratteristiche negative a tutti i membri di un gruppo di persone per il solo fatto che sono membri di quel gruppo, lo stereotipo diventa un pregiudizio. Quando il pregiudizio si applica a un intero popolo si parla di razzismo. Nel razzismo, cioè consideriamo che l’appartenenza a una popolazione o il colore della pelle siano di per sé sufficienti a racchiudere l’intero carattere di una persona, in un modo che non ammette eccezioni.

Secondo la Teoria dell’Identità Sociale, è come se io mi sentissi un tutt’uno con il gruppo (o i gruppi) a cui appartengo e a cui mi legano idee politiche, religione, fede calcistica o gusti musicali: le risposte che posso dare alla domanda “chi sono?” derivano anche dalle caratteristiche dei gruppi a cui mi sento vicina. Ma andiamo ai fumetti e ai film degli X-Men. Gli X-Men hanno sempre rappresentato il fumetto più ‘progressista’ della Marvel: avendo per principali soggetti una comunità di esclusi, repressi, clandestini odiati dalla società civile, non potevano che fare proprie le battaglie di tutte le minoranze. Dalla critica al razzismo, a quella all’omofobia, gli X-Men sono stati i paladini degli oppressi, delle vittime di stereotipi facili.

Gli X-Men sono un gruppo di supereroi dei fumetti creati dagli statunitensi Lee e Kirby nel lontano 1963. L’idea di base è che gli X-Men nascano con un gene nuovo, il gene X, che gli umani non hanno e che conferisce loro delle super-abilità. Gli X-Men sono divisi in due fazioni principali, una guidata dal professor X che sogna un mondo in cui umani e mutanti vivano in armonia, e un’altra che fa capo a Magneto. Magneto, è un ebreo che teme che l’odio e la violenza da lui vissuti nei campi di concentramento nazisti possano ripetersi nei confronti dei mutanti; privo dell’illusione di serena convivenza vagheggiata dal professor X, Magneto sostiene la superiorità degli X-Men ed è ostile agli umani.Gli X-Men sono odiati, spaventano e sono disprezzati dall’umanità per il solo fatto di essere mutanti, cioè sulla base di un pregiudizio. Riprendendo le considerazioni fatte prima sulla psicologia del pregiudizio e il razzismo, all’inizio c’è la categorizzazione sociale: gli umani collocano tutti gli X-Men in un’unica categoria, utilizzando come criterio la mutazione genetica. Il passo successivo riguarda l’identità sociale, cioè il fatto che il modo in cui sono deriva anche dalle caratteristiche che hanno i gruppi a cui appartengo.

Confrontandoli con se stessi, gli umani vedono gli X-Men come mostruosi e pericolosi, li temono. Quando gli umani cominciano a pensare che è meglio eliminare gli X-Men, al pregiudizio razzista si aggiungono la discriminazione e la persecuzione: il governo fa costruire dei robot Sentinella per combattere e annientare gli X-Men, approva un Atto di Registrazione dei Mutanti, sviluppa una tecnologia che li guarisca dal gene-X, attua l’Operazione: Zero Tolerance. Vi sono poi diversi gruppi che hanno per obiettivo lo sterminio degli X-Men e che ricordano il Ku Klux Klan, ad esempio, gli Amici dell’Umanità, i Purificatori, la Chiesa dell’Umanità.

A dispetto delle loro super-abilità, non è facile la vita per gli X-Men. Come dice Magneto nel primo film sugli X-Men: Non esiste nessun paese tollerante. Non esiste pace, né qui né in nessun altro posto. Donne, bambini, intere famiglie distrutte semplicemente perché erano nati diversi. I fumetti non sono frutto della fantasia, ma raccontano anche ai giovanissimi la storia e il mondo che ci circonda. Possiamo sfruttarli per renderli e renderci ancora più consapevoli di quanti siamo influenzati dalla massa. Dovremmo insegnare e ricominciare a conoscere l’altro nella sua individualità, nella sua diversità e ricchezza. La Psicologia Sociale ci aiuta a comprendere i nostri schemi mentali. Sta a noi Romperli.

Dott.ssa Crisafulli Liliana


 


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