ASSOCIAZIONI
“SENZA BARRIERE” A FIANCO DEI DIVERSAMENTE ABILI
di Giovanni Tomasello
 L’Associazione di volontariato “Senza Barriere” nasce, ufficialmente, per atto
costitutivo nel lontano 1995, ma alle spalle ha una lunga storia d’impegno nel
mondo del volontariato a fianco delle opere benefiche compiute dalla “Caritas”
diocesana. Volontariato che, in questo caso, si è incarnato nella condivisione
di un unico obiettivo: “superare tutte le
barriere che impediscono la piena partecipazione della persona disabile alla
vita sociale!”. Barriere che, non solo sono architettoniche e che troviamo
dappertutto nella nostra città, sia negli edifici pubblici che privati, lungo
le strade, e oltre, ma anche barriere mentali che frenano, nei cosiddetti
“normodotati”, come disse in un’intervista il presidente Nino Morabito: “Il rispetto verso gli altri, mancando
l’educazione civica delle persone. Portiamo l’esempio dei posteggi riservati ai
disabili, occupati da auto senza autorizzazione. Non si pensa che la persona
disabile abbia difficoltà di movimento per cercarsi il posto. Dopo si rendono
conto loro stessi quando gli capita qualcosa”.
A
livello istituzionale vede un’attenzione verso questa problematica?
“Abbiamo, sempre, cercato di sollecitare il comune
a intervenire. Ma, a parte incontri, parole e promesse, di risultati concreti
ce ne sono stati ben pochi. Abbiamo fatto una manifestazione pubblica due anni
fa sulla presenza in città di barriere architettoniche, con partecipazione di
assessori e altri, promettendo che la città si sarebbe messa in regola in
quest’ambito. Però, ci troviamo punto e a capo”.
Come
vedrebbe un assessorato, o altro organismo, che si occupasse, prettamente, di
disabilità?
“Abbiamo, anche, chiesto di aprire uno ‘Sportello
sulla disabilità’. E, qui, vorrei ricordare che, fino a qualche mese fa, i servizi
sociali erano ubicati in un locale in via Felice Bisazza, dove, per entrare, c’erano,
almeno, dodici gradini. Quindi, come si può vedere, un ufficio che si interessa,
anche, a loro, proibito ai disabili. E questo ci dà l’idea della sensibilità da
parte delle istituzioni verso queste persone. Noi continuiamo la nostra
battaglia, ma, purtroppo, a Messina i diritti delle persone con disabilità sono,
completamente, calpestati, sia a proposito, come abbiamo detto, delle barriere
architettoniche, ma, anche, dei parcheggi riservati e non rispettati, di
assistenza domiciliare, sanitaria, di assistenza alle famiglie. Per non parlare
delle insegnanti di sostegno che, ogni anno, vengono ridotte di numero. E, poi,
altra cosa che ci preoccupa è la fine che questi ragazzi faranno una volta che
i genitori non ci saranno più. Chi si occuperà di loro? Eppure, sono cittadini
come tutti gli altri, con uguali diritti”.
L’integrazione,
aggiungiamo noi, è, ancora, molto lontana. Eppure, basterebbero, e questo
trapela dalle parole del presidente Morabito, una maggiore sensibilità, sia da
parte della cittadinanza che da parte delle istituzioni.
A
proposito di questo vorrei citare le parole pronunciate da un nostro associato,
il vice presidente Nino Fiannacca diventato disabile dopo un incidente
automobilistico, durante la “Terza Giornata Internazionale” dei diritti delle
persone con disabilità, che si è svolta a Messina lo scorso 3 dicembre: “Se cambiamo prospettiva e guardiamo il
disabile da un’ottica di rispetto per i parcheggi, per le barriere
architettoniche, ad esempio, rispetto per ogni cosa, e lo guardiamo in una
prospettiva di uguaglianza, allora, il percorso verso l’integrazione nella
società, nella scuola e nel lavoro sarà molto più semplice. La mancanza di
questo rispetto, quasi sempre, poggia su un pregiudizio di fondo: giudicare il
disabile come non utile alla società, solo perché è in carrozzina, solo perché
è diverso dal “normale”. Ma chi e che cosa è “normale”? Non credo che essere
normale sia camminare bene. Non abbiamo bisogno di assistenzialismo fine a se
stesso, però, a volte un aiuto da parte dell’amministrazione comunale e di
tutti i cittadini è necessario, specialmente, per quelle famiglie che hanno
figli disabili molto gravi, cui devono badare ogni giorno”.
Le
associazioni che sono state presenti il 3 dicembre 2011, a Piazza Cairoli, in
quell’occasione solenne, stilarono un documento dove chiedevano e chiedono cose
molto semplici e precise: efficienti servizi sociali; buona assistenza ai
disabili e alle loro famiglie; attività fisioterapica; maggiori insegnanti di
sostegno; centri diurni; una città senza barriere architettoniche; posteggi
riservati; assistenza quando rimarranno soli senza più genitori.
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