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 giovedì 30 maggio 2019

MESSINA

Messina. Quattro dipendenti di Poste Italiane sospesi. Truffa e interruzione di pubblico servizio i reati contestati

di Redazione


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Si è data esecuzione alla misura interdittiva della sospensione dall’ufficio o servizio pubblico con riguardo a qualsivoglia attività e funzione nell’ambito dell’ente Poste Italiane Spa per la durata di mesi 4 decorrenti dall’inizio dell’esecuzione, disposta dal locale GIP nei confronti di quattro dipendenti dell’ente poste, perché in concorso tra loro e nei rispettivi ambiti professionali che esercitavano presso il Centro Postale Primario di Distribuzione di Via Olimpia, sono stati ritenuti responsabili dei reati di interruzione di pubblico servizio (artt. 110 e 340 c.p.) e truffa aggravata (art. 110 e 640 c2 c.p.).Le indagini, condotte dalla Squadra Mobile e coordinate dalla Procura della Repubblica di Messina, hanno evidenziato che il mancato recapito della corrispondenza in Città non era fenomeno riconducibile a un mero disservizio, ma a una precisa scelta dei responsabili del centro. Nel corso dell’attività, iniziata nel 2016 e protrattasi per circa un anno, esperita anche con attività tecniche, sono stati effettuati dei sequestri di corrispondenza in parte destinata al macero e in parte da restituire al mittente, nonostante i rispettivi destinatari risultassero ordinariamente e agevolmente rintracciabili all’indirizzo indicato sulle missive.

È risultato che gli indagati turbavano la regolarità del servizio pubblico cui erano preposti e segnatamente omettevano volontariamente il recapito di plichi postali ai destinatari formalmente giustificando tale omissione – mediante la compilazione del cd. modello 24B – in ragione della asserita non rintracciabilità o irreperibilità dei destinatari, pur a fronte dei dati desumibili dalla compilazione della corrispondenza che in realtà avrebbero consentito l’esatta individuazione dei destinatari e la regolare consegna della posta, e ciò al fine di procurare a sé stessi un ingiusto profitto, consistente nell’indebito conseguimento di premi economici di produzione e di incentivazione operativa, in virtù del solo apparente smaltimento della corrispondenza che di fatto, invece, non veniva recapitata ma destinata al macero.



 


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