mercoledì 14 novembre 2018
GIORNALISTI ITALIANI
L’UCSI Sicilia si unisce al coro unanime di protesta dei giornalisti di tutta Italia
di Redazione
 L’UCSI
Sicilia in tutte le sue componenti si unisce al coro unanime di protesta dei
giornalisti di tutta Italia per dire a gran voce #GiùLemaniDallinformazione e
per difendere la libertà di stampa. La decisione è stata presa nella riunione
regionale autunnale che si è svolta a Messina, martedì pomeriggio, presieduta
dal presidente Domenico Interdonato, a cui hanno partecipato la vice-presidente regionale Rosalba Jannello, tutti i
consiglieri regionali, il consulente ecclesiastico - don Paolo Buttiglieri, i
presidenti provinciali di Messina - Angelo Sindoni, Catania - Giuseppe Adernò,
Patti - Domenico Pantaleo e i consiglieri nazionali UCSI - Gaetano Rizzo e
Salvatore Di Salvo, che è anche presidente provinciale di Siracusa. L’articolo
21 della Costituzione recita “Tutti hanno il diritto di manifestare liberamente
il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione.
La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure”. “Quando si attaccano i giornalisti – si
legge nel comunicato dell’Unione Cattolica della Stampa Italiana – si attacca la libertà di un popolo, e quando
il linguaggio diventa arrogante e offensivo si rende più fragile e vulnerabile
l’intero corpo sociale”.
Una
presa di posizione condivisa dall’UCSI Sicilia che sottolinea con forza il
diritto all’informazione ribadendo che sterili attacchi ledano l’operato dei
mass media da sempre al servizio della collettività, nella difesa sacrosanta
della libertà. Fatto increscioso e intollerabile che si abbatte come una scure
sui giornalisti, ancor di più su coloro che vivono e lavorano in Sicilia, dove
il fenomeno mafioso ha marcato profondamente la storia dell’isola. Infatti è
noto a tutti quanto la Sicilia sia drammaticamente piena di tragiche cronache
che raccontano del sacrificio di veri e propri martiri della libertà. Giornalisti
eroi, vittime di mafia e terrorismo che nel nome della verità hanno pagato con
la vita come Mauro De Mauro, Giovanni Spampinato, Mario Francese, Giuseppe
Fava, Mauro Rostagno, Beppe Alfano.
Impossibile
non rimarcare il caso emblematico del giornalista Paolo Borrometi, sotto scorta
dal 2014 per minacce della mafia, il quale ha dichiarato “Gli insulti ai giornalisti hanno avuto su di me un effetto devastante. Purtroppo, siamo tutti a
difendere e a volere il giornalismo, tranne quando poi fa inchieste sul nostro partito o sul nostro
movimento politico. Il giornalista deve essere cane da guardia della democrazia”. Anche l’Autorità per
le Garanzie nelle Comunicazioni è intervenuta ribadendo che “Ogni attacco agli organi di stampa rischia
di ledere il principio costituzionale di libera manifestazione del pensiero,
che è alla base del pluralismo dell’informazione e del diritto di cronaca e di
critica”.
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